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È boom di web-estorsioni sessuali: +500% Ricatti e minacce, 23 marocchini nella rete

Quattro suicidi tra gli utenti, uno era arrivato a pagare fino a 42.400 euro

È boom di web-estorsioni sessuali: +500% Ricatti e minacce, 23 marocchini nella rete

Ricattavano utenti italiani, estorcendo loro denaro in cambio del silenzio su certi «vizietti» di guardare ragazze spogliarsi in cam. Così 23 marocchini sono stati arrestati grazie a una collaborazione tra la polizia e gendarmerie royale.

Un'attività investigativa che, grazie alla sinergia tra le due realtà, ha portato a individuare i responsabili della Sextortion. Si tratta di quel fenomeno criminale, che ha riguardato migliaia di utenti del web. In molti si sono imbattuti in richieste di amicizia provenienti da presunte giovani e belle ragazze che, al termine di conversazioni su video-chat via via più intime, richiedevano il pagamento di somme di denaro sotto la minaccia di pubblicare i filmati sui profili Facebook personali, di familiari o amici o sul canale Youtube. Una delle vittime del ricatto, residente nel Nord Italia, è arrivata a pagare fino a 42.400 euro. Gli approfondimenti hanno consentito di risalire ai nickname, ai nominativi dei truffatori e ai dati relativi alle modalità di pagamento e alla mail dei marocchini.

I responsabili operavano in diversi Paesi del Nord Africa, ma tutte le somme confluivano in Marocco. Per questo la polizia postale e delle comunicazioni sta portando avanti ulteriori indagini. Le denunce per Sextortion sono cresciute in maniera esponenziale, negli ultimi anni. Si parla di un incremento di oltre il 500%, 1.041 casi in Italia nel 2017. L'utente tipo che cade nella trappola dei truffatori è uomo, anche se qualche caso di donna (86, meno del 10%) si registra, di età compresa tra i 18 e gli 80 anni. Ma nel 2017 ci sono ben 10 minori di 14 anni tra le vittime. Secondo quanto riportato negli anni dai media, moltissimi sono coloro che, pur di non veder infangato il proprio nome, hanno pagato cifre anche ingenti e si registrano anche quattro casi di suicidio. Nel tempo, grazie al lavoro della polizia postale, si è arrivati a creare un vero e proprio pool che si occupa di questi reati e che da quattro anni opera per combattere il fenomeno.

Moltissimi sono coloro che per vergogna non denunciano, nonostante rivolgersi alle forze dell'ordine sia l'unico mezzo che consenta di poter risalire a chi ricatta e assicurarlo alla giustizia, in modo che l'incubo possa finire. La polizia postale, grazie a campagne di educazione, tra cui «Una vita da social» sta operando per sensibilizzare la cittadinanza in merito ai rischi in cui si incorre anche solo rispondendo a certi messaggi.

Come riconoscere i truffatori? Semplice: i profili sono spesso di donne di colore o, comunque, straniere, che scrivono in un italiano stentato e che offrono quasi nell'immediatezza della conversazione delle prestazioni sessuali via internet.

Chi ci cade si trova, in breve tempo, di fronte a veri e propri ricattatori che minacciano (e a volte lo fanno) di pubblicare le foto della vittima in atteggiamenti non decorosi.

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