Economia

Borsa a picco, spread in salita Già in fumo altri 15 miliardi

Piazza Affari cede il 2,5%, le banche vanno a fondo Il differenziale tra il Btp e il Bund sfonda quota 240

Borsa a picco, spread in salita Già in fumo altri 15 miliardi

È come se Telecom Italia e Pirelli si fossero volatilizzate, scomparendo nel nulla. La crisi di governo, avviata da Matteo Salvini, ha causato a Piazza Affari una perdita di valore di circa 15 miliardi di euro, ossia la somma delle capitalizzazioni di Borsa dei due notissimi titoli industriali. L'indice Ftse Mib, infatti, ieri è arretrato del 2,48% a 20.324 a 20.324 punti anche a causa della contestuale impennata dello spread tra Btp e Bund tedesco decennale che dai 209 punti della vigilia è schizzato a 241 punti deprezzando i nostri titoli di stato.

Le banche, che rappresentano una componente principale del listino milanese, sono così crollate, essendo tra i maggiori acquirenti e detentori dei buoni del Tesoro. Unicredit ha perso il 5,13%, Ubi l'8,42%, Intesa Sanpaolo il 3,63%, Banco Bpm il 9,12% e Monte dei Paschi l'8,54%. Insomma, un'ecatombe dalla quale si è salvata solo Atlantia che ha guadagnato il 3% circa poiché gli operatori ritengono pressoché azzerato il rischio di una revoca delle concessioni autostradali con lo «sbarco» dei Cinque Stelle da Palazzo Chigi e dal ministero delle Infrastrutture.

Numeri che hanno alimentato i timori per il verdetto dell'agenzia di rating Fitch in vista dell'aggiornamento del giudizio «BBB» con outlook negativo sul nostro Paese. È chiaro che uno Stato con un debito elevato e caratterizzato da un quadro macroeconomico non brillante non possa essere considerato un «porto sicuro» per gli investimenti, sebbene la valutazione non sia ancora «spazzatura». Tanto più che ieri l'Istat, pubblicando il dato definitivo dell'inflazione di luglio, ha rivisto al ribasso l'incremento annuo dei prezzi al consumo del mese scorso da +0,5% a +0,4 evidenziando che l'inflazione acquisita per il 2019 (quella che si avrebbe con variazioni nulle fino a fine anno) si attesta al +0,7 per cento. Ma a preoccupare gli analisti è, soprattutto, il tipo di pagella che gli analisti possono assegnare all'Italia. Mettere l'accento sulla riduzione del deficit e del debito cozzerebbe contro le promesse elettorali della Lega che punta alla realizzazione di una flat tax al 15% il cui costo si aggira attorno ai 15 miliardi di euro e che dovrebbe accompagnarsi alla neutralizzazione delle clausole sull'Iva da 23,1 miliardi.

La Borsa, però, si lambicca poco il cervello sulle alchimie politiche che possono sortire dai contatti tra i partiti, ma si è concentrata in particolar modo sugli sviluppi che potrebbero sortire da eventuali elezioni anticipate. Tanto Equita quanto Barclays considerano positiva la formazione di un esecutivo caratterizzato da una maggioranza pro-business come quella che sarebbe garantita da Salvini, ma hanno evidenziato che, da una parte, ci sarebbe da gestire l'instabilità attuale sul versante spread e dall'altro le difficoltà di una manovra 2020 da raffazzonare nel mese di dicembre. Molto interessante il punto di vista di Loredana Federico, capo economista Italia di Unicredit. L'eventuale innesco delle clausole di salvaguardia «potrebbe mitigare l'impatto di un incremento del deficit, ma vi è un rischio tangibile che tale aumento del gettito possa deprimere la domanda interna in una fase in cui anche la domanda estera è caratterizzata da debolezza»: ecco perché, qualsiasi sia l'esito della situazione si farà di tutto per evitarne l'attivazione. Secondo l'economista, «la formazione di un governo di coalizione di centrodestra che includesse anche Forza Italia» sarebbe in qualche modo preferibile perché «adotterebbe un orientamento più moderato» rispetto alle componenti di destra.

Intanto, arrivano i primi appelli al «senso di responsabilità». Confcommercio ieri si è rivolta al capo dello Stato Mattarella e «a tutte le forze politiche affinché si rafforzi la consapevolezza della comune responsabilità delle scelte necessarie per mettere in sicurezza le prospettive della nostra economia, a partire dal blocco degli aumenti Iva» perché «nessuno ci farà sconti, né i mercati né le istituzioni europee: così Confcommercio sulla crisi di governo». Nei 14 mesi di vita del Governo Conte il Ftse Mib ha perso l'8 per cento.

Aggiungervi anche la beffa dell'Iva potrebbe essere letale.

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