Politica

Boschi spende 300mila euro per il "sì" del Sud America

Il ministro fa campagna per il referendum a carico dei contribuenti. Tour per convincere gli italiani all'estero

Boschi spende 300mila euro per il "sì" del Sud America

Trecentomila euro per un sì. È il costo delle oltre trenta ore di volo di Stato (vedi grafico sopra) necessarie per trasportare il ministro delle Riforme costituzionali, Maria Elena Boschi, nelle cinque tappe del suo tour sudamericano finalizzato all'incontro con le comunità italiane. Il viaggio è iniziato lunedì a Buenos Aires in Argentina, è proseguito ieri a Montevideo in Uruguay, mentre tra oggi e domani vi saranno tre appuntamenti brasiliani a Porto Alegre, Brasilia e San Paolo.

La delegazione guidata dal ministro vede tra le sue «punte di diamante» due deputati piddini, l'italo-brasileiro Fabio Porta e il calabrese di provata fede renziana Ferdinando Aiello. Nel corso della missione argentina il ministro ha incontrato il capo del governo argentino Marcos Peña alla Casa Rosada e il presidente provvisorio del Senato Federico Pineda, ma il clou delle giornate bonaerensi è stato l'incontro con la comunità italiana al Teatro Coliseo, un appuntamento reclamizzato dai consolati e dai patronati locali del sindacato (rappresentanze che assistono gli italiani all'estero soprattutto per le pratiche pensionistiche).

Dinanzi a circa mille persone Boschi ha potuto magnificare gli esiti di una vittoria del Sì al referendum costituzionale, rispiegandoli poi in varie interviste sui principali quotidiani sudamericani come Clarín e O Globo. «Abbiamo bisogno di un sistema più stabile per il nostro Paese e noi vogliamo costruire assieme il futuro», ha detto il ministro. L'obiettivo della missione, dunque, è quello di avvicinare il più possibile al tema gli italiani in Sud America. In Argentina, dove i nostri connazionali sono molto presenti, si punta a contattare almeno 200mila elettori. Lo stesso si farà in Brasile tramite l'onorevole Porta che è presidente del Comitato permanente italiani nel mondo e che ha curato da vicino la costituzione dei Comitati per il Sì nella sua circoscrizione estera di elezione. A presiedere quella di San Paolo, metropoli brasiliana con il maggior numero di italiani assieme a Salvador de Bahia, c'è l'ex senatore piddino Edoardo Pollastri.

Le ragioni della politica estera del governo e quelle del partito di maggioranza diventano così indistinguibili. Se, poi, la campagna referendaria può contare anche sulle prerogative istituzionali come disporre dell'aereo di Stato (il cui costo per ogni ora di volo è di circa 10mila euro) per fare propaganda, la strada per il No si fa un po' più difficile. Insomma, se l'opposizione alla riforma in Italia è maggioranza, stando ai sondaggi, non è detto che all'estero il copione si replichi. E poiché i potenziali elettori sono 4 milioni, il risultato finale potrebbe essere diverso. Ecco spiegato l'attivismo piddino sul fronte italiani all'estero che voteranno per corrispondenza tre settimane prima della consultazione referendaria. «Facciano pure Renzi e la Boschi, ma lo facciano almeno a spese loro o del loro partito, ma non lo facciano con i soldi dei contribuenti costretti a pagare la trasferta intercontinentale alla Boschi e al suo staff ministeriale solo per mere ragioni di campagna elettorale del Pd», ha commentato duramente il vice presidente leghista del Senato, Roberto Calderoli, che pensa anche alle indennità di trasferta del personale ministeriale.

Il ministro per le Riforme non è sola. Il capo dei Comitati per il Sì, il senatore scout Roberto Cociancich, domenica sarà a Philadelphia e poi proseguirà a New York, Toronto e Vancouver.

Per le tasche degli italiani non ci saranno maggiori spese: lo status di senatore consente di affrontare serenamente queste trasferte ed, essendo in missione per conto del Pd, non perderà nemmeno la diaria.

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