Politica

Il boss arrestato? Per gli inglesi è solo il suo sosia

Valentina Raffa

Il «Generale» Mered Yehdego Medhane, il boss dei trafficanti di vite umane che in soli tre mesi nel 2014 aveva fatto partire in mare verso l'Italia circa 10mila immigrati, incassando dai 700mila al milione di euro, il re degli organizzatori delle tratte disperate, che se la rideva, intercettato al telefono, insensibile alla notizia dell'annegamento di centinaia di persone, tra cui tanti bambini, è davvero stato arrestato? È veramente lui l'uomo individuato in Sudan lo scorso 24 maggio? Quell'uomo imprendibile, che girava scortato, tanto accorto da suggerire ai suoi fidati di investire il malloppo della tratta umana in America dove non si deve dare conto e ragione della provenienza del denaro? Oggi ci sono forti dubbi.

Ma si tratta di un madornale scambio di persona o di un complotto di cui paga lo scotto l'Italia con una clamorosa bruttissima figura a livello internazionale qualora venisse confermato l'errore? Mercoledì l'estradizione dell'arrestato in Italia dal Sudan era stata celebrata in pompa magna con una conferenza stampa in procura a Palermo dove l'arresto era stato presentato come l'esito della prima collaborazione con il Sudan, paese con cui mancano trattati e protocolli internazionali. Ma l'identità di quell'uomo è ora messa in dubbio da uno scoop della Bbc, che ha raccolto alcune testimonianze secondo le quali a finire in manette sarebbe stato il 28enne eritreo Mered Tesfamariam, un profugo qualunque, che presenta tratti somatici somiglianti a quelli di Medhane. A confermarlo non solo amici e parenti del giovane (c'è a Palermo un uomo che si dice suo fratello), ma pure la giornalista svedese di origine eritrea Meron Estefanos, che lo scorso anno intervistò il trafficante di vite umane.

I britannici della National Crime Agency, che hanno preso parte all'operazione insieme con gli italiani, si mantengono cauti: «Facciamo affidamento sui nostri partner. Questa è stata una complessa operazione che ha coinvolto più polizie ed è troppo presto per fare congetture su questa ipotesi». Il procuratore di Palermo, Francesco Lo Voi, parla di una vicenda «singolare» e assicura: «Sono in corso gli opportuni accertamenti». Poi aggiunge: «Al momento tutto quello che possiamo dire è che la segnalazione del ricercato, il suo arresto, la consegna e l'estradizione in Italia ci sono stati comunicati in via ufficiale dalla National Crime Agency inglese e dalle autorità sudanesi tramite l'Interpol». Ma il presunto scambio di persona, data anche la somiglianza tra i due soggetti, anche se le differenze sembrerebbero evidenti confrontando le foto del più grande ricercato internazionale e dell'arrestato, potrebbe nascondere dell'altro. Si fa avanti l'ipotesi di un complotto ordito dai servizi segreti del regime guidati da Omar al-Bashir, ricercato dal tribunale dell'Aja per crimini contro l'umanità. Al-Bashir avrebbe forti interessi sulla tratta delle vite umane, che rende soldi a volontà.

Mered sarebbe stato scelto proprio per la somiglianza con il «Generale», di cui evidentemente qualcuno starebbe tutelando gli interessi.

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