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Brexit, May contro l'Europa: "Minacciano il nostro voto"

Bruxelles chiede 100 miliardi di euro per l'uscita. Londra non ci sta: "Non pagheremo certo questa cifra"

Brexit, May contro l'Europa: "Minacciano il nostro voto"

Su Brexit è muro contro muro. Mentre l'Europa ricalcola il debito per il divorzio voluto dalla Gran Bretagna e alza l'asticella a 100 miliardi euro (almeno così suggeriscono alcuni giornali), il negoziatore britannico per la Brexit David Davis fa sapere che, legalmente, il suo Paese potrebbe andarsene «senza nulla da pagare». «Nessuno cercherà di fare questo - ha dichiarato ieri Davis - quello che vogliamo è trovare un accordo. Certo è che non pagheremo quello che ci chiede Bruxelles». Davis ha anche sottolineato che un accordo commerciale è negli interessi di tutti i Paesi europei, in particolare di quelli più poveri, liquidando come «risibili» le notizie secondo cui a Theresa May sarebbe stato ufficialmente impedito di negoziare con gli altri leader. «L'idea che una delle due parti possa dire all'altra come condurre le trattative - ha concluso Davis - è ridicola». La replica del collega europeo Michel Barnier arriva in tempo reale e non si tratta di una risposta conciliante. «Gli inglesi non s'illudano che Brexit possa esser un processo indolore senza conseguenze - ha sottolineato nel corso di una conferenza stampa - i politici che lo affermano non dicono la verità. Abbiamo bisogno di trovare delle soluzioni, abbiamo bisogno di un contesto legale e tutto questo richiederà del tempo».

Quanto alla disputa sul conto da pagare Barnier ha ricordato che ci potrebbero essere problemi politici «esplosivi» in Europa se i programmi di spesa dovessero venir compromessi da una diatriba finanziaria. Pur rifiutandosi di confermare la cifra di 100 miliardi, il negoziatore europeo ha respinto l'ipotesi di una sorta di punizione per l'uscita dall'Europa ma ha ammesso che «conseguenze umane» non potranno essere evitate. «Ho la sensazione - ha poi aggiunto - che i londinesi che ho incontrato siano consapevoli di queste difficoltà». E mentre l'Ue fa sapere alla May che non sarà lei a condurre le danze, la premier britannica contrattacca e alza i toni della disputa. Ieri, a Parlamento sciolto e dopo aver incontrato la Regina a Buckingham Palace, May ha accusato i colleghi europei di minacciare il suo Paese per tentare d'influenzare le vicine elezioni politiche. «Gli ultimi eventi hanno dimostrato quanto dure potranno essere le negoziazioni per Brexit - ha sostenuto May nella conferenza stampa a Downing Street - la nostra posizione è stata presentata in maniera sbagliata dai media continentali e la posizione della Commissione europea si è inasprita. Alcuni politici e autorità europee ci hanno minacciato e tutte queste azioni sono state deliberatamente effettuate per influenzare le elezioni dell'8 giugno».

Il primo ministro ha rimarcato la volontà di raggiungere un accordo, ma ha affermato che «ci sono alcune persone a Bruxelles che vogliono vederci fallire, nonostante le nostre buone intenzioni e le posizioni ragionevoli di altri leader europei». May ha inoltre ricordato le gravi conseguenze di un fallimento di Brexit, conseguenze che peserebbero soprattutto «sulla gente normale, sui lavoratori del Paese. Se non riusciremo a trovare un accordo equo - ha detto - la nostra sicurezza e la prosperità economica verrebbero messe a rischio cancellando le opportunità che ognuno di voi vuole per la propria famiglia. Se ci lasceremo calpestare dai burocrati di Bruxelles, perderemo la chance di costruire una societa' piu' giusta con opportunità reali per tutti». L'attacco della premier non è piaciuto alla leader scozzese Sturgeon che l'ha criticata via Twitter.

«Il Regno Unito ha bisogno del miglior accordo possibile - ha commentato Sturgeon - e ha limitate capacità d'influenza, così avvelenare il clima per ragioni di partito da parte del primo ministro è molto irresponsabile».

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