Politica

Brexit, lo schiaffo di Londra «Via da Ue e mercato unico»

Il premier May chiude alla circolazione delle persone «Politiche sull'immigrazione per gli interessi nazionali»

V oce ferma, pause e toni impostati ad arte, Theresa May annuncia così l'inizio del lungo addio all'Europa. Nel tentativo di rassicurare i mercati e placare le polemiche degli ultimi mesi, ieri il primo ministro britannico è finalmente entrato nel dettaglio delle prossime trattative per l'uscita dall'Unione Europea confermando anche i timori di molti analisti. Chi pensava che il Regno Unito ci avrebbe ripensato ed avrebbe optato per una soft Brexit si è dovuto ricredere, lo strappo sarà definitivo e gli inglesi non rimarranno all'interno del mercato unico. «Restare non sarebbe possibile - ha spiegato ieri la May - perché significherebbe non andarsene affatto dall'Unione». Questo non significa però che il governo inglese non sia disposto a raggiungere accordi vantaggiosi e liberi con tutti i Paesi europei e con gli altri nel mondo il prima possibile.

«Non è mia intenzione sabotare il mercato unico o l'Unione Europea - ha precisato -, ma una reazione punitiva alla Brexit si trasformerebbe in un pericoloso boomerang e non sarebbe un comportamento degno di Paesi amici». Su questo punto la May è stata particolarmente decisa: «Dev'essere chiaro che per il nostro Paese nessun accordo è meglio di un cattivo accordo». Per il governo inglese d'ora in avanti la priorità sarà il controllo dell'immigrazione ed è proprio per questo che la permanenza all'interno del mercato unico è impossibile. «Il Regno Unito continuerà ad attrarre la forza lavoro e le menti migliori, ma le politiche sull'immigrazione dovranno servire gli interessi nazionali».

Le cose cambieranno anche sul fronte dell'unione doganale in quanto la May non intende più sottostare agli attuali limiti e questo in un futuro prossimo potrebbe significare un'adesione parziale alle tariffe comunitarie o nuovi accordi completamente svincolati con i singoli Paesi. Avranno fine inoltre anche i contributi del Regno Unito all'Unione.

Rivolgendosi ad una larga platea di ministri e ambasciatori stranieri, la signora May ha ricordato che la Gran Bretagna ha votato «per un futuro brillante per il nostro Paese» che dopo Brexit diventerà «più forte e più unito» pur senza perdere la sua vocazione internazionale. «Continueremo a essere partner affidabili, forti alleati e buoni amici - ha aggiunto May rivolgendosi ai 27 Paesi dell'Unione - vogliamo continuare ad acquistare i vostri prodotti e a vendere i nostri, commerciare con voi il più liberamente possibile e collaborare per garantire sicurezza e prosperità. Non vi sarà modo però di rimanere membri parziali dell'Ue o qualcosa di simile - ha rimarcato -. Non cercheremo di adottare un modello già utilizzato da altri Paesi». May ha affermato che chi ha votato a favore della Brexit l'ha fatto «a occhi ben aperti» e che adesso è tempo di mettere fine a tutte le divisioni e unirsi per fare di Brexit un successo e prepararsi a costruire una Gran Bretagna globale. Il primo ministro ha confermato inoltre che l'accordo finale verrà sottoposto al voto del Parlamento.

E mentre la sterlina ha reagito positivamente al discorso della May risalendo timidamente la china, le reazioni sul fronte politico non sono state tutte altrettanto favorevoli. In particolare il leader dei Laburisti Jeremy Corbyn ha denunciato l'estrema pericolosità della via indicata dalla May. «Il governo dev'essere più chiaro nei suoi obiettivi di lungo termine - ha spiegato - ritengo che dobbiamo raggiungere un accordo che ci garantisca l'accesso al mercato unico perché parte del mondo del lavoro inglese dipende direttamente da quel mercato. Vedo molti rischi in tutto questo e anche nei futuri accordi commerciali con Trump. Non so che cosa la May abbia in mente esattamente». Secondo il leader dei Liberaldemocratici Tim Farron «una hard Brexit non è mai stata proposta agli elettori inglesi, questo è uno schiaffo alla democrazia».

Mentre l'Ukip ancora teme un processo di uscita al rallentatore.

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