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Quel brivido tra i democratici: "Di Maio va verso Salvini..."

Il capo politico 5s pensa a un movimento locale alleato con la Lega. Il Pd spera nella svolta a sinistra di Grillo

Quel brivido tra i democratici: "Di Maio va verso Salvini..."

Un ritorno di fiamma? Un chiacchiericcio? La tentazione è concreta: il ministro degli Esteri, Luigi di Maio, capo politico dei Cinque stelle, «sogna» un nuovo matrimonio con Matteo Salvini, dopo il tradimento con il Pd. D'altronde, Di Maio sull'alleanza giallorossa è sin dall'inizio scettico. E lo stallo del governo, frutto di continui litigi tra Pd e M5S, avvalora i timori. L'ex vicepremier avrebbe iniziato a sondare il terreno con i fedelissimi sull'idea, dopo un passaggio elettorale, di riabbracciare la Lega. Un piano che vedrebbe Di Maio alla testa di un movimento locale, radicato nel sud, ma sufficiente a garantire al leader della Lega una piccola pattuglia di parlamentari.

L'annuncio di Beppe Grillo degli stati generali del M5S apre la strada a un'alleanza politica con il Pd. A quel punto, Di Maio, che non ha mai digerito il matrimonio con i dem, fuggirebbe tra le braccia dell'ex ministro dell'Interno. Uno scenario che Andrea Orlando, numero del Pd, evoca nell'intervista all'Huffington post: «Sbaglieremmo a sottovalutare quello che ha annunciato ieri Grillo nel suo blog, convocando i cosiddetti stati generali del Movimento, una cosa che noi, partito tradizionale, definiremmo Congresso. È un fatto politico, frutto anche dalla nostra iniziativa. Dovranno sciogliere alcune contraddizioni e definire quali istanze rappresentare». Confermando che, all'indomani degli stati generali, il leader grillino potrebbe divorziare dal Movimento: «Di Maio ritorna da Salvini? È un dubbio che mi è venuto, ma quella di Di Maio non è una posizione che riguarda tutto il Movimento 5 Stelle».

Non è ben chiaro se i canali del dialogo tra Salvini e Di Maio siano realmente riaperti. Ma c'è più di un indizio: la ricostruzione di un rapporto con l'ala filoleghista nel Movimento, capitanata da Alessandro Di Battista. L'insofferenza del viceministro dello Sviluppo economico, Stefano Buffagni, altro sostenitore dell'alleanza con il Carroccio. E lo stesso Di Maio che ammette le difficoltà del Movimento.

La tensione nel M5S è alle stelle. La vicepresidente della Camera Maria Edera Spadoni nella chat dei parlamentari attacca il capo politico sulla scelta di affidare alla piattaforma Rousseau la decisione sulle regionali in Emilia Romagna e Calabria. La tentazione di riannodare i fili del dialogo con Salvini fa scattare l'allarme a Palazzo Chigi: il presidente del Consiglio Giuseppe Conte raduna a cena i ministri per ricompattare la maggioranza. Dal capo politico dei Cinque stelle arriva solo una mezza smentita: «Noto che c'è un meccanismo di retroscena per cui mi si addita come quello che vuole far cadere il governo, forse lo si fa per spaccare la maggioranza e il Movimento al suo interno. Il giorno in cui non ci andranno bene le cose, lo diremo alla luce del sole. Non accampiamo pretesti noi». E sulla caduta dei gialloverdi rimarca: «Da Salvini la più grande dimostrazione di slealtà di sempre».

È chiaro però che la maggioranza stia andando in frantumi da sola. Pd e M5S continuano a litigare sul tema della prescrizione. L'ex ministro della Giustizia Orlando (Pd) - in un'intervista a Repubblica.it - chiede il rinvio della legge: «Senza un accordo su come accelerare il processo diventa inevitabile il rinvio della legge di Bonafede sulla prescrizione».

Un governo allo sbando che ora sente ancora di più il fiato sul collo, dopo il via libera della Cassazione al referendum della Lega per cancellare la quota maggioritaria dal Rosatellum.

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