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Brucia viva la compagna che aspetta una bimba I medici la fanno nascere

L'uomo le ha dato fuoco, poi è fuggito in auto andando a schiantarsi: preso. La bebè prematura sta bene. La mamma è gravissima

Antonio BorrelliPozzuoli (Napoli) È un dramma dai due volti quello avvenuto ieri in provincia di Napoli. È un pomeriggio come tanti a Pozzuoli quando, dopo una violenta lite, inizialmente soltanto verbale, Paolo Pietropaolo, 40enne senza un'occupazione stabile, cosparge di liquido infiammabile la compagna incinta e le dà fuoco davanti a casa. Carla Ilenia Caiazzo, un'estetista 38enne, subito soccorsa da un vicino che le spegne le fiamme intorno, viene ricoverata all'ospedale di Pozzuoli in gravi condizioni.Ai medici la situazione appare subito critica e decidono subito di far partorire la donna con un taglio cesareo d'urgenza. L'intervento va a buon fine. La bambina, di due chili e duecento grammi, nata prematura alla 34esima settimana, è in buone condizioni e viene ricoverata in terapia intensiva. Ma ora Giulia Pia, questo il nome della neonata, rischia di crescere senza una madre. La vittima, infatti, ha riportato ferite profonde al viso, al collo e alle spalle, e risulta ustionata su quasi il 50 per cento del corpo. Proprio in queste ore, intubata e in prognosi riservata, sta combattendo per rimanere in vita al centro «Grandi ustionati» dell'ospedale Cardarelli di Napoli.L'uomo, con precedenti per droga, era fuggito in auto subito dopo la violenta aggressione; è stato ritrovato dai carabinieri all'interno del mezzo, schiantato contro un guard rail all'altezza del ponte del Garigliano, al confine tra Campania e Lazio. Davanti ai militari Pietropaolo è apparso in evidente stato di shock, con ogni probabilità sia per l'incidente appena avvenuto che per la folle aggressiobne verso la compagna. Arrestato per tentato omicidio, ha confessato. «Inizialmente pensavamo ad una rapina - raccontano alcuni vicini - e invece quella povera ragazza stava per morire per colpa dell'uomo che amava. Non li abbiamo mai visti litigare». L'episodio ha scosso l'intera comunità di Pozzuoli per le modalità e l'efferatezza con cui è stato compiuta l'azione: una futura moglie e una prossima madre bruciata viva in strada davanti a dei testimoni, senza neppure lo scudo delle mura di casa. È l'emergere della sovrastruttura ideologica di matrice patriarcale, allo scopo di insistere nella subordinazione e di annientare l'identità. «Rimango allibito da questa violenza ha dichiarato il sindaco di Pozzuoli Vincenzo Figliolia - che non può avere ragione o motivazione. I valori della vita non hanno più senso se si arriva a fare un gesto del genere». Sul caso stanno indagando congiuntamente le Procure di Napoli e Cassino, che stanno ricostruendo i fatti e - considerati i precedenti - verificando se l'uomo fosse sotto l'effetto di sostanze stupefacenti, mentre risultano ancora sconosciuti i motivi della lite, poi sfociata nel tentato omicidio.Interrogativi che possono soltanto servire a chiarire la vicenda, ma non di certo a minimizzare un'ennesima violenza di genere, perpetuata questa volta ai danni di una donna incinta. Un horror bifronte, quello di Pozzuoli, ai quali estremi c'è una nascita e il pericolo di una morte.

Alla fine, comunque, resta il valore simbolico di quel «Pia» affiancato al primo nome di una bambina nata in condizioni tanto atroci.

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