Cronache

Una bruciata, due morte. È l'Italia dei femminicidi

In Sicilia madre di tre figli strangolata dal convivente. A Brescia marito decapita la moglie

Una bruciata, due morte. È l'Italia dei femminicidi

Lei lo vuole lasciare, è incinta, all'ottavo mese. Lui le dà fuoco. Per ora è un tentato omicidio quello di Carla Ilenia Caiazzo, 38 anni. Lotta tra la vita e la morte, la sua bimba fatta nascere dai medici con un mese d'anticipo è salva. La sorte della mamma, una splendida donna che più che estitista sembra modella, resta appesa a un filo. Se ce la farà, comunque, non sarà più bellissima: le fiamme le hanno devastato non solo il corpo ma anche, e soprattutto, il volto.I numeri, crudi e freddi, nella loro (tragica) cadenza, contano più delle parole.

Quasi contemporaneamente, l'altro ieri, qualche centinaio di chilometri più a sud di Pozzuoli, un altro uomo, un altro padrone possessivo e geloso, stava ammazzando la convivente. In Sicilia, a Misterbianco, una donna di 41 anni, madre di tre figli, l'ultimo dei quali nato dall'«amore» del suo assassino. Vincenzo Di Mauro, 37 anni, l'ha strangolata, poi se n'è andato portandosi via il bambino di 4 anni. Da tempo la coppia era scoppiata. Un dramma quasi quotidiano fatto di violenze, minacce, botte. Si sarebbe potuto evitare. Il nostro Stato avrebbe dovuto impedirlo. Senza nemmeno faticar troppo a frugare nei meandri della legge. La vittima aveva più volte denunciato l'uomo che lunedì si è trasformato nel suo carnefice.Un assassino «protocollato». Di Mauro, 37 anni, aveva scontato quasi metà della propria esistenza dietro le sbarre. Belva prigioniera che avrebbe dovuto restare tale. Il 17 luglio 2000, dopo averlo più volte minacciato, aveva ammazzato un suo vicino di casa 47enne. Ovvero il nemico, che lui riteneva insidiasse la sua fidanzata, una ragazzina allora diciassettenne. Undici anni di reclusione, la condanna. More solito, non gli scontò tutti. Nel 2012 finì ancora un manette per lesioni personali nei confronti della convivente, la vittima di ieri. Sorvegliato speciale, era stato messo ai domiciliari, ma dopo tre giorni la donna aveva ritirato la denuncia e lui era tornato in libertà. Guarda un po'. Alla nostra Giustizia basta una firma, se estorta o meno poco importa. Almeno così si alleggeriscono gli arretrati liquidando pratiche «ingombranti». Le fedine penali, oramai, sembrano servire solo per decidere chi controllare meglio ai posti di blocco.

Per la cronaca Di Mauro,-che 16 anni fa il rivale lo aveva eliminato picchiandolo, poi chiudendogli la testa in un sacchetto di plastica e infine strangolandolo con una corda- adesso nega ogni addebito. «Io non c'entro» - ha detto a pm e carabinieri. La legge dei grandi numeri noir, da noi si è fatta inarrestabile. Nel giro di 24 ore, l'altra sera, ecco l'ennesimo femminicidio. Marinella Pellegrini, 56 anni, è stata trovata sgozzata, quasi decapitata, sul pavimento della cucina di casa, a Brescia. Il suo assassino non sarà, però, mai condannato. Era il marito, Paolo Piraccini, 57 anni, titolare di una tabaccheria. Subito dopo il massacro ha telefonato al cognato: «Ho ucciso Marinella e adesso vado ad ammazzarmi». È stato di parola, pronto però ad ammazzare ancora nella sua follia. Ha imboccato contromano in auto il casello autostradale di Ospitaletto e si è andato a schiantare contro un Tir. È morto solo lui.

Un caso.

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