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Bruxelles preferiva la bozza, l'Ue boccerà la lettera di Tria

Mercoledì la risposta di Bruxelles: "Sforzi insufficienti". Moscovici: "Dialoghiamo, ma le regole si rispettano"

Bruxelles preferiva la bozza, l'Ue boccerà la lettera di Tria

La famosa bozza della lettera alla Commissione Ue, non ha solo creato maretta dentro i governo, ma «danneggia il negoziato con la Commissione europea», ha spiegato ieri il ministro dell'Economia Giovanni Tria, annunciando un esposto alla procura e un'indagine interna al dicastero per individuare la manina che ha diffuso lo scritto, dove si ipotizzavano tagli alle due misure sociali più importanti per i partiti di maggioranza, Reddito di cittadinanza e Quota 100.

Meglio non fare venire strane idee ai tecnici di Bruxelles, deve avere pensato Tria, visto che in questo momento la Commissione europea e anche gli stati membri, stanno pensando quali misure chiedere all'Italia quando la risposta del governo sarà ufficialmente bocciata. Perché negli ultimi due giorni a Bruxelles nessuno ha pensato che la missiva inviata venerdì notte dal dicastero dell'Economia possa essere considerata sufficiente.

La risposta arriverà mercoledì 5 giugno, insieme al nuovo rapporto sul debito pubblico e anche alle raccomandazioni paese. Per l'Italia una data da segnare sul calendario, come l'inizio di un fallimento oppure, al massimo, come l'inizio di una trattativa durissima.

Per Renato Brunetta, responsabile economico di Forza Italia l'alternativa è tra «correzione significativa dei conti pubblici o procedura d'infrazione». La risposta di Giovanni Tria a Bruxelles è «caotica e contraddittoria». Quanto scritto «non ha soddisfatto per nulla i commissari europei, che si aspettavano ben altri impegni e ben altri toni da parte dell'Esecutivo Conte»

Le risorse che passano da reddito di cittadinanza e Quota 100 i sono. Circa 3,5 miliardi. Ma come copertura non può essere accettata dalla Commissione, così come non possono essere messi a bilancio i risparmi attesi dalla lotta all'evasione.

Tria punta comunque a evitare una manovra in autunno, dimostrando alla Commissione europea che il deficit nominale sarà inferiore rispetto al 2,4% del Pil, che è la stima ufficiale del governo, e al 2,5% previsto dall'Europa.

A Bruxelles per il momento non tira aria di compromesso, nemmeno politico. Ieri il commissario agli Affari economici e monetari Pierre Moscovici spiegato che «La Commissione europea farà delle proposte sull'Italia. Se non rispettano affatto le regole, bisognerà che» l'esecutivo euopeo e gli stati «si assumano le loro responsabilità. Dialogo sì, ma l'Italia dovrà accettare le proposte europee.

Qualcosa di simile alle misure concordate da Tria e lo stesso Moscovici nel dicembre scorso, quando il ministro dell'Economia ridusse la dotazione di Reddito di cittadinanza e Quota 100 (sette miliardi in meno). Questa volta il conto rischia di essere più salato, spiega Brunetta. Una manovra prima e poi gli aumenti Iva messi a bilancio per il 2020 e costano 23,1 miliardi. Sentiero strettissimo per il ministro Tria, tra Salvini che subordina la tenuta del governo al taglio delle tasse, ma ha un'idea di riduzione fiscale diversa dal M5s, e l'Europa che non vuole concedere nulla.

Incertezze politiche che rischiano di avere altre ripercussioni.

Anche ieri il governatore di Bankitalia Ignazio Visco ha chiesto di non «compromettere» il rientro del debito che oggi costa troppo in termini di intessi e la cui volatilità si ripercuote «sui bilanci di famiglie, imprese e banche».

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