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Bruxelles prepara i tagli: dopo l'uscita di Londra buco da 11 miliardi l'anno

L'allarme del commissario al Bilancio Ottinger Sono a rischio i fondi per le regioni e l'agricoltura

Bruxelles prepara i tagli: dopo l'uscita di Londra buco da 11 miliardi l'anno

E adesso come saranno programmati i capitoli di spesa per la lotta al terrorismo o la gestione dell'emergenza migranti? In Europa è caos alla voce conti dopo l'avvertimento del commissario Ue al Bilancio Guenther Ottinger che, in occasione del documento di riflessione sulle finanze europee post 2020, ha clamorosamente sancito che con la Brexit mancheranno 10-11 miliardi ogni anno al bilancio Ue. Il motivo? Al di là dello «sconto», la Gran Bretagna era un contributore netto. L'anticamera alla pillola, ancora più amara, di tagli verticali da effettuare nei prossimi due lustri, diretti essenzialmente verso i fondi per la coesione, che vanno alle regioni e all'agricoltura. Una mannaia che si aggiunge agli anni di austerità che il vecchio continente ha attraversato, dopo i frutti della crisi, con il fallimento, il 15 settembre 2008, di Lehman Brothers, allora la quarta banca d'affari degli Usa. Altro che sussidiarietà, sviluppo e unità come prescrivevano De Gasperi, Adenauer e Kohl. Adesso ci sarà in pratica un effetto troika a partire dal prossimo quadro finanziario, ovvero alla fine dell'attuale periodo che va dal 2014 al 2010. Questa la ragione che porterà la Commissione, dalla prossima primavera e non alla fine del 2017 come da prassi, a rielaborare il pallottoliere dei conti europei alla luce delle conseguenze finanziarie della Brexit che saranno meglio perimetrate non prima del prossimo anno.

Ciò che fa specie è che la premier inglese si occupa di tutto fuorché di conti: adesso vorrebbe consentire a chi vive nel Paese da almeno cinque anni di restare. Per Juncker è «un primo passo» mentre secondo Tusk «rischia di peggiorare la vita dei cittadini europei». Anche sulla competenza giuridica ci sono sensibilità diverse: Londra intende escludere la Corte di Giustizia Ue. Certo, in Italia c'è chi si sta sfregando le mani per uno dei probabili effetti da Brexit, con Milano che offre burocrazia più snella e sconti fiscali a quei manager stranieri in fuga da Londra con la task force composta da governo e Comune per attrarre sotto la Madonnina banche, imprese e Ceo delle grandi multinazionali terremotate dalla Brexit.

Ma al di là di come andrà a finire nel capoluogo lombardo, c'è un dato generale di potenziali tagli al bilancio che non promettono nulla di buono. Nel suo intervento, il commissario Ue al Bilancio ha aggiunto non solo che si «metterebbe a rischio il buon funzionamento delle istituzioni», ma anche che verranno cassati gli sconti agli Stati membri legati al cosiddetto «rimborso britannico», che cesserà a seguito dell'uscita della Gran Bretagna dall'Ue. Tra le soluzioni al vaglio della Commissione, spicca una misura che porterebbe al passaggio dai bilanci strutturati su 7 anni a 5 anni, per allinearli alla durata del mandato di Parlamento e Commissione Ue. Bruxelles si difende con la tesi che, «se vogliamo avere le idee chiare vogliamo prima conoscere le conseguenze esatte della Brexit e le fatture ancora da pagare dopo il 2020». Magari sarebbe stato meglio programmare il tutto con un po' di sano anticipo.

twitter@FDepalo

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