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Con una bugia chiudono l’Italia

Il documento bluff del governo blocca la Tav, così perdiamo soldi e lavoro

Con una bugia chiudono l’Italia

La Tav non si farà, almeno con questo governo ed è questo un motivo in più per cambiarlo prima possibile. Lo stop definitivo e ufficiale è arrivato ieri per bocca di un assicuratore di Cremona diventato per caso ministro delle Infrastrutture, il mitico Danilo Toninelli – uno che potrebbe risultare negativo al test sul quoziente intellettivo - che di tunnel non se ne intende a tal punto di avere sostenuto l’esistenza di uno di essi sotto il Brennero, che ancora non esiste.

A bloccare la più grande opera in cantiere è stata una commissione insediata dai Cinque stelle composta a maggioranza - e qui sta la prima truffa - da esperti che in passato si erano dichiarati apertamente «no Tav» in base a calcoli che dimostrerebbero la non economicità del progetto. Per fare tornare i conti con la loro tesi questi geni hanno imputato ai costi - seconda truffa - anche i minori introiti per lo Stato per la diminuzione di entrate fiscali che comporterebbe, grazie al fatto che milioni di tir viaggerebbero su rotaia invece che su gomma, la mancata vendita di carburante e ticket autostradali. Che sarebbe un po’ come dire: vietiamo agli italiani di smettere di fumare, di ubriacarsi e di giocare d’azzardo altrimenti perdiamo gli introiti fiscali su sigarette, alcolici e slot machine. Penso che ci debba essere un limite nel prendere per i fondelli gli italiani, anche quelli più creduloni, e che questa decisione vada ben oltre.

Non solo nel merito della Tav ma più in generale nel volere inchiodare il Paese, già provato di suo, all’utopia grillina e alla sua decrescita felice. Che cosa ci sia poi di felice a bloccare grossi investimenti e tagliare migliaia di posti di lavoro certi e ben retribuiti per sostituirli con il comodo reddito di cittadinanza; che cosa ci sia di felice a incentivare l’inquinamento del trasporto su gomma a scapito del moderno ed ecologico trasporto su rotaia; che cosa ci sia di felice a tradire accordi internazionali e ostacolare la libera circolazione di merci e uomini da un capo all’altro dell’Europa, tutto questo resta un mistero, che sconfina nella stupidità assoluta. Siamo disarmati, perché come scrisse Roberto Gervaso «nessuno è abbastanza intelligente da dimostrare a uno stupido che è uno stupido». Forse anche per questo, sulla decisione di ieri, Salvini tace.

Il problema è che di solito chi tace acconsente (o ha bisogno dei voti Cinque stelle per non finire a processo sul caso Diciotti).

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