Politica

Un buon inizio, ma il fisco rovina tutto

Le scelte della Bce favoriscono l'economia reale, adesso affinché famiglie e imprese possano investire non deve scattare la caccia alle rendite

Un buon inizio, ma il fisco rovina tutto

I l programma che Draghi ha lanciato, operativo dal 3 ottobre, è massiccio, ricco di opportunità e sfide, per combattere la deflazione oramai diffusa in tutta Europa prima che diventi endemica e quindi difficile da sradicare e da rimpiazzare con una normale crescita. Ci sono tre misure inattese che servono a espandere il credito e ad abbassare l'euro (che già ha perso un punto col dollaro). C'è un ribasso del tasso di interesse sui prestiti ordinari alle banche, al livello di 0,05, che è soprattutto simbolico, perché indica la possibilità di una mossa successiva, di tasso negativo su prestiti Bce.

Ci sono poi due misure non convenzionali rivolte direttamente agli operatori economici, cioè imprese e famiglie. Una è l'acquisto da parte della Bce di prestiti obbligazionari coperti da ipoteca o garanzia di primo grado (covered bond), tra cui rientrano i mutui ipotecari immobiliari e le obbligazioni garantite da Stati con rating di A. L'altra è l'acquisto da parte di Bce di crediti di imprese garantiti da garanzie reali e da credibili fatture verso la clientela e le pubbliche amministrazioni(asset backed securities). In futuro Draghi potrebbe varare operazioni non convenzionali rivolte alle banche con prestiti assistiti da loro crediti costituiti da obbligazioni bancarie e titoli pubblici. Non ha fatto ciò ora un po' per riservarsi questo «colpo di pistola fumante» e un po' per l'opposizione interna al suo comitato esecutivo. Le misure sono state approvate a maggioranza, non all'unanimità perché la Bundesbank non le gradisce. Forse anche altri avrebbero storto la bocca se ci fossero stati i prestiti alle banche con garanzie di titoli del debito pubblico di Stati come il nostro (la Spagna ora ha fatto la riforma del mercato del lavoro e le case tedesche ora assemblano le auto in Spagna).

Renzi ha ricevuto una grossa opportunità da Draghi, perché i prestiti alle imprese e alle famiglie garantiti seriamente possono ricevere prezioso denaro fresco dalla Bce, saltando l'intermediazione bancaria. Ma perché i cavalli (le imprese) e le cavalle (le famiglie) possano fruire adeguatamente di queste opportunità ci vogliono due condizioni: bisogna disporre di regolamentazioni snelle per consentire agli intermediari finanziari di far affluire questi crediti alla Bce; e le famiglie devono essere convinte che convenga investire in immobili (prima casa, ma anche altre) e quindi che le imposte su ciò siano moderate e non siano aumentate all'insegna della «caccia alla rendita», che mette paura.

Inoltre occorre che le imprese non siano oberate di imposte e possano disporre di un mercato del lavoro doppiamente flessibile, mediante contratti aziendali orientati al merito e alla produttività e mediante l'impiego anche di addetti a tempo determinato, part time e partite Iva, essenziali nelle economie basate sui servizi (commercio, artigianato e turismo) e su industria e agricoltura, in cui il made in Italy si nutre di servizi specializzati, ma anche nelle pubbliche amministrazioni.

Secondo la Banca mondiale in Italia la pressione fiscale sulle imprese è ora il 65,8%: un record mondiale. Seconda la Francia con il 64,7 e terza la Cina con il 63,7. A grande o grandissima distanza la Spagna con il 58,6, la Germania con il 49,4, gli Usa col 46,3, il Regno Unito col 34%. Il cavallo e la cavalla vogliono bere alla fonte di Draghi, ma dirigismi, giustizialismi e fiscalismi populisti mal impostati come l'Irap o gli 80 euro finanziati dalle imposte sugli immobili, impediscono loro di bere. Il programma Draghi potrebbe servirci a vivacchiare: ci aiuta per gli effetti sul cambio, che in ogni caso faciliteranno l'export verso aree dollaro, yuan e yen e verso i Paesi euro che riusciranno a utilizzare bene le misure della Bce. Inoltre i prezzi aumenteranno un po' e il nostro Pil aumenterà in moneta, così si ridurrà il rapporto debito/Pil e aumenterà il gettito Iva. Ma noi dobbiamo crescere un po' di più di 0,5 punti l'anno, per migliorare l'economia, ridurre il debito, e la disoccupazione. Non possiamo vivacchiare a traino degli altri. Renzi non sprechi questa occasione, che - comunque - ci aiuterà, ma non durerà mille giorni.

Nella favola della volpe e del cigno, dall'anfora riuscì a bere il cigno, non la volpe, furba ma con il muso corto.

Commenti