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Buone idee, ma troppe ombre. Il piano migranti al tavolo Ue

Ministri degli Esteri da domani a confronto sul "migration compact" proposto dall'Italia. I dubbi dell'esperto: "Giusti i presupposti, ma non funzionerà. Gli altri paesi si opporranno"

Buone idee, ma troppe ombre. Il piano migranti al tavolo Ue

Tentativo apprezzabile ma irrealistico. Il piano per contenere e gestire le ondate migratorie che Matteo Renzi ha presentato all'Europa parte da presupposti condivisibili ma rischia di naufragare nelle secche della politica Ue. Non solo per la mancata condivisione di interessi tra i diversi stati membri ma anche perché punta ad ottenere risultati utopistici viste le premesse, ovvero quanto fino ad ora è riuscito ad ottenere il governo italiano da Bruxelles. Molto poco in realtà. Il migration compact verrà discusso domani tra i ministri degli Esteri Ue riuniti in Lussemburgo in via informale. La proposta è stata accolta con toni favorevoli dal presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, che si è detto d'accordo «nel lavorare su un piano ambizioso per contenere le migrazioni».

Ma quali sono gli obiettivi del migration compact e quali possibilità hanno di essere davvero raggiunti? Raffaele Marchetti, esperto di Relazioni internazionali e Migrazioni (docente presso il Dipartimento di Scienze Politiche della Luiss) riconosce al premier di aver sempre sostenuto l'idea che la soluzione va trovata insieme. «Nel migration compact si chiede alla Ue di fare scelte comuni: è l'unica strada percorribile - dice Marchetti - E invece e ogni paese compie scelte individuali alzando barriere». Gli aspetti positivi finiscono qui perché il resto viene giudicato di difficile realizzazione. Renzi propone uno schema di accordo con i paesi di origine e di transito dei migranti, prevedendo anche un forte impegno finanziario europeo sia attraverso la ridistribuzione di risorse già stanziate nel budget Ue sia attraverso l'emissione di Eurobond.

«Non è realistico pensare di poter intrecciare accordi con tutti i paesi di origine dei migranti e francamente non sarebbe neppure efficace - osserva Marchetti - L'unico paese con il quale si dovrebbe stipulare un patto chiaro è la Libia ma prima va stabilizzata». Insomma inutile disperdere le energie. Meglio concentrarle sull'ultima tappa dei flussi. Il modello di accordo dovrebbe essere quello che ha funzionato con la Siria e la Turchia. Purtroppo, osserva Marchetti è impossibile far svolgere all'Egitto, come sarebbe necessario, il ruolo che ha avuto la Turchia visto il rapporto complesso con l'Italia aggravato dal caso Regeni.

Appare ancora più improbabile l'ipotesi che la Ue si faccia carico di un sostanzioso impegno economico, analogo a quello preso nei confronti della Turchia. «In quel caso c'era il peso della Germania che non è paragonabile a quello dell'Italia - osserva Marchetti - Chi sarà davvero disposto ad investire e quanto?».

Renzi conta sull'opera dell'Alto rappresentante Ue Federica Mogherini per imporre un'accelerazione alle richieste del migration compact. Risulta difficile essere ottimisti vedendo come sono andate a finire le precedenti richieste del governo italiano. «Sta alla diplomazia lavorare in questo senso - dice Marchetti - Fino a ora però abbiamo ottenuto soltanto un no alla richiesta di una maggiore flessibilità sui vincoli del debito per far fronte alla gestione dei flussi migratori». Diverso il trattamento invece per i fondi destinati alla Turchia.

Non ci si deve stupire infine se il tema della sicurezza nel

migration compact non compare perché si affronta la questione migrazione dal punto di vista degli aiuti e dello sviluppo. Certo è, conclude Marchetti, «che la sicurezza non sembra essere un tema in cima all'agenda europea».

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