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C'è una bomba sotto il M5s: Carige

La nazionalizzazione della banca sarebbe un boomerang per i grillini

C'è una bomba sotto il M5s: Carige

Roma - Un intervento del Tesoro su Carige «non credo che sia in agenda», ha dichiarato ieri il sottosegretario agli Affari regionali e alter ego del vicepremier Di Maio, Stefano Buffagni, aggiungendo che si sta «gestendo il problema che abbiamo ereditato dal passato, con il ministro Tria». L'esponente pentastellato ha specificato che «stiamo creando le condizioni affinché si faccia un'operazione di mercato: è chiaro che le banche debbono mettersi un po' una mano sulla coscienza, perché serve un po' di responsabilità sociale».

La consueta pacatezza di Buffagni lascia trasparire, comunque, l'inquietudine dei grillini che rischiano di dover venir meno a uno dei capisaldi con i quali hanno vinto le elezioni 2018 mettendo il Pd alla gogna. «Mai un soldo dei contribuenti per salvare le banche», promise il Movimento al popolo attaccando gli esecutivi Renzi e Gentiloni per i metodi usati con Banca Etruria, Mps e le Popolari venete. Ora, c'è il rischio concreto che lo Stato debba veramente usare i 3 miliardi stanziati a inizio anno con il decreto Carige dopo che il fondo Blackrock s'è defilato. Il timore di dover pubblicizzare l'istituto genovese per evitare un pericolosissimo effetto contagio è concreto. Tant'è vero che il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti, aveva specificato che «non basta un intervento del governo, serve un intervento europeo» precisando che «chi sta gestendo la questione in Italia, il Tesoro e la Banca d'Italia, lo sta facendo nei modi dovuti».

Ecco perché Buffagni s'è indirizzato alla coscienza delle anche italiane che, riunite nel Fondo interbancario di tutela dei depositi, nel novembre scorso hanno garantito la liquidità di Carige sottoscrivendo un bond da 313 milioni. Obbligazione che si sarebbe dovuta convertire in azioni per appoggiare l'intervento di Blackrock. Al progetto, però, non si è dato seguito visto il fallimento della soluzione prospettata. È chiaro che l'apertura della famiglia Malacalza, azionista di maggioranza relativa della banca, a nuovi investitori lascia aperto uno spiraglio. Così c'è speranza che l'Authority bancaria europea si convinca a prorogare la scadenza per la presentazione di eventuali offerte, in scadenza proprio oggi. Ma i tempi sarebbero comunque ristretti, giusto il tempo di concludere senza questa angoscia la campagna elettorale per le Europee.

È chiaro che un Movimento fondato da un comico genovese non può permettersi figuracce in Liguria. Certo, Di Maio anche in passato ha mostrato di saper essere camaleontico e di saper sostenere anche l'utilità di una banca pubblica orientata a sostenere le famiglie e le piccole imprese.

Un modo come un altro per salvare il salvabile in un contesto finanziario sempre meno indipendente, sempre più provinciale e sempre più esposto alle bufere dello spread.

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