Cronache

C'è soltanto un Papa. Ma sono le due corti a fare la "guerra santa"

In un Vaticano crocevia di faide i due pontefici sembrano nemici: la resa dei conti è tra le curie

C'è soltanto un Papa. Ma sono le due corti a fare la "guerra santa"

C' è un solo Papa, ma ci sono due corti. O, se si preferisce, due curie. Benedetto veste ancora di bianco, ma oggi non è più il successore di Pietro. Il mistero dell'unità della Chiesa, che dura da duemila anni e taglia trasversalmente la storia, passa per Francesco. La bussola che segna la rotta verso l'eternità non ha smarrito la direzione di marcia. Ma il Cristianesimo non è una faccenda da anime belle, anche se molti pensano a torto che debba essere cosi. Gli ideali non volano sulle ali degli angeli, ma camminano sulle gambe degli uomini. É sempre stato cosi: il divino entra nell'umano e si serve dell'umano. Con i suoi difetti. I suoi limiti. I suoi paradossi. Oggi abbiamo quello di papa Benedetto che affianca papa Francesco. Certo, si può rimanere sconcertati davanti agli avvenimenti che mettono in crisi le nostre piccole certezze: le dimissioni di Ratzinger danno le vertigini, ma se si ha il coraggio di riflettere, senza impiccarsi ai soliti luoghi comuni e alla letteratura complottistica sempre in voga, si può pensare che la fede portentosa di Benedetto, dunque una profonda capacità di leggere la realtà perchè questa è la fede, l'abbia spinto al grande passo. Forse ritenendosi ormai inadeguato per le precarie condizioni fisiche in un tempo affilatissimo e complicato come il nostro.

Certo, con quella scelta si sono creati nuovi equilibri, sempre precari: basta un fiammifero per accendere un falò altissimo.

Oggi i due pontefici sembrano entrare in rotta di collisione. Ma non e cosi: piuttosto si sfrutta la circostanza eccezionale, la presenza dell'emerito, per creare una contrapposizione dentro la Chiesa, per piegare il pensiero di Bergoglio a quello di Ratzinger e il magistero di Francesco a quello di Benedetto. Nella sostanza, par di capire che Ratzinger abbia scritto un contributo per un libro e si sia poi ritrovato a sua insaputa come primo autore di quella pubblicazione, con il nome papale in copertina e con l'aggravante di un timing micidiale: il testo precede di poco la pronuncia di Francesco sull'Amazzonia che inevitabilmente, anche magari tacendo, prenderà posizione sul tema delicatissimo del celibato. A chi scrive risulta con certezza che Ratzinger si sia infuriato per la scorrettezza gravissima compiuta da chi l'ha usato come una testa d'ariete per colpire il suo successore, aprendo una crepa nella roccia bimillenaria e aggiungendo confusione a confusione. Difficile capire se ci sia una regia dietro questi torbidi avvenimenti ma certo ragioni commerciali, editoriali, di marketing si sposano a lotte politiche e religiose, in un Vaticano perenne crocevia di faide e lotte di potere.

E poco importa che sul punto infiammato i due papi, il restauratore e il reazionario come vengono dipinti un po' fumettisticamente, la pensino allo stesso modo. O, almeno, siano molto più vicini di quanto certo battage vuol far credere, attribuendo a Bergoglio un'ansia quasi iconoclasta di aggiornamento se non di stravolgimento che invece non gli appartiene.

La presenza contemporanea delle due Santità è un'occasione troppo ghiotta per non suscitare, come è puntualmente accaduto in questi anni ad opera dei danarosissimi tradizionalisti americani, tentativi di manipolazione e, peggio, di delegittimazione. Ecco cosi la guerra fratricida che sembra uguale a tutte le altre in corso nel mondo. É giusto, anzi sacrosanto, scandalizzarsi ma senza smarrirsi. La Chiesa, pur nelle tenebre più oscure, ha la formula dell'eternità.

E il pasticcio delle due corti non la può cancellare.

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