Politica

Caccia alla Lega e a Salvini. Indagato l'assessore Galli

Svolta nell'inchiesta sui 49 milioni. Nel mirino l'associazione «Maroni»: versamenti fino al 2018

Caccia alla Lega e a Salvini. Indagato l'assessore Galli

La caccia continua. Che fine hanno fatto i 49 milioni della Lega? Ora, forse, gli investigatori genovesi hanno trovato un rivolo di quel malloppo, in gran parte svanito nel nulla: poco più di 450mila euro, finiti nei forzieri dell'Associazione Maroni Presidente. Siamo nel 2013 e la Lega non è più quella di Umberto Bossi e Francesco Belsito, i responsabili della truffa conclusasi con la prescrizione dei reati ma la confisca dei 49 milioni; no, siamo nell'era di Roberto Maroni. Non solo, i pagamenti nel mirino della Procura proseguono fino all'inizio del 2018, in piena segreteria Salvini.

Scattano cosi, dopo quasi due anni di ricerche, le perquisizioni fra Milano, a Palazzo Lombardia e al Pirellone, sedi della Regione, Monza, Lecco e sul registro degli indagati finisce un nome eccellente: quello di Stefano Bruno Galli, professore di Dottrine politiche alla Statale di Milano, ideologo del Carroccio, assessore all'Autonomia e alla Cultura nella giunta Fontana. Galli è indagato per riciclaggio come numero uno dell'associazione Maroni Presidente, ma l'inchiesta lambisce altri colonnelli della Lega; i finanzieri bussano infatti alla porta di due tipografie: la Nembo di Monza che oggi non è più attiva, e la Boniardi Grafiche di Milano, riconducibile al deputato Fabio Massimo Boniardi.

Si segue sempre il filo di quei 49 milioni di cui si sono perse le tracce e di cui gli attuali dirigenti del partito dicono di non sapere nulla. Qualcosa sarebbe saltato fuori in quest'indagine bis, nata da una costola della precedente: dalla sede genovese della Banca Aletti, dove arrivavano i rimborsi elettorali, quei denari sarebbero stati dirottati verso l'associazione Maroni Presidente. E sulla carta sarebbero stati utilizzati per la campagna elettorale che incoronò Maroni governatore della Lombardia. Ma le cose non sarebbero cosi semplici, anzi i soldi sarebbero atterrati su altri conti correnti nella disponibilità della Lega. E i versamenti finiscono solo nel 2018, in concomitanza con lo scioglimento dell'Associazione.

Insomma, la ricerca si ingarbuglia e svela percorsi inediti e prospettive imbarazzanti. Maroni, che non è indagato, si affretta a precisare il suo punto di vista: «In merito alle indagini che riguardano un'associazione che porta il mio nome, preciso di non aver mai avuto in essa alcun ruolo gestionale né operativo. Sono certo della correttezza della gestione da parte del Presidente e dei consiglieri». Il presidente era appunto Galli, i consiglieri Andrea Cassani, Ennio Castiglioni e l'ex sottosegretario Stefano Candiani.

Il lavoro di scavo prosegue. Secondo la procura di Genova altri 10 milioni sarebbero arrivati in Lussemburgo attraverso la Sparkasse di Bolzano e poi sarebbero rientrati in Italia.

Cosi il grande inseguimento s'intensifica, fra avvistamenti e suggestioni. Intanto, la Lega a trazione salviniana, erede di quella di Bossi e Maroni, ha raggiunto un accordo con la Procura di Genova e ha iniziato a restituire a rate i 49 milioni. Ma la nuova inchiesta potrebbe rimescolare le carte. L'impressione è che siamo solo all'inizio: i pm hanno fra le mani alcune testimonianze, in particolare quella di Marco Tizzoni. Tizzoni, militante del Carroccio, aveva poi presentato un esposto puntando il dito contro l'Associazione Maroni Presidente, ritenuta «un soggetto occulto di intermediazione finanziaria in favore della Lega o terzi».

Si vedrà.

«Salvini dica la verità - afferma Nicola Zingaretti a Di Martedi - quelli sono soldi degli italiani».

Commenti