Cronache

Caccia alle prove dello stupro: perquisita la villa di Grillo

Si tratta dell'abitazione di Bibbona dove il comico ha riunito i vertici del Movimento durante la crisi

Caccia alle prove dello stupro: perquisita la villa di Grillo

Milano - Una perquisizione dei carabinieri nella villa di Grillo e il sequestro dello smartphone del figlio Ciro, indagato insieme a tre amici per stupro di gruppo. È il nuovo tassello dell'inchiesta nata dalla denuncia di una studentessa milanese, che accusa i quattro coetanei di averla aggredita in Costa Smeralda lo scorso 16 luglio.

I carabinieri si sono presentati a Villa Corallina, la residenza estiva di Beppe Grillo sulla spiaggia di Marina di Bibbona, in Toscana, il 29 agosto. Lo riporta il quotidiano Il Tirreno. La perquisizione è stata disposta dalla Procura di Tempio Pausania che coordina le indagini. In quel momento nella villa si trovava anche Ciro, il figlio 19enne del fondatore del Movimento 5 stelle. I carabinieri hanno sequestrato il suo telefonino. Beppe Grillo trascorre buona parte delle vacanze estive nelle residenza versiliana, quando non è nell'appartamento in Costa Smeralda, lo stesso del presunto stupro. Proprio la villa toscana il 18 agosto ha fatto da quartier generale del movimento. Qui si è svolto il summit politico per decidere la strategia grillina durante la crisi di governo.

Anche le abitazioni degli altri tre indagati sono state perquisite e anche i loro smartphone sono stati sequestrati. I tre amici di Ciro Grillo sono Francesco Corsiglia, Vittorio Lauria ed Edoardo Capitta. I pm di Tempio hanno disposto una consulenza tecnica sui telefoni cellulari alla ricerca di video, foto e messaggi. Anche quelli eventualmente cancellati potranno essere recuperati dagli investigatori. In particolare verrà acquisito come fonte di prova un filmato (o forse più d'uno), che per stessa ammissione delle difese mostrerebbe i rapporti sessuali di gruppo cui la ragazza avrebbe dato il proprio consenso. Al contrario lei, che si è rivolta ai carabinieri di Milano il 26 luglio, una volta tornata a casa, ha denunciato di essere stata costretta. Di essere stata in inferiorità numerica e anche stordita dall'alcol e quindi impossibilitata a difendersi.

«L'inchiesta è secretata - spiega il procuratore Gregorio Capasso -. Posso solo affermare che daremo una forte accelerata alle indagini per arrivare il prima possibile alle conclusioni, nel rispetto e a tutela della presunta vittima e degli indagati». Le indagini sono rimaste sotto traccia, condizione indispensabile per svolgere determinati accertamenti, per oltre un mese. È verosimile che gli stessi indagati l'abbiano saputo proprio in occasione delle perquisizioni del 29 agosto, primo atto «pubblico» degli investigatori dell'Arma. I quattro giovani sono poi stati ascoltati in Procura il 5 settembre e il 6 settembre la notizia dell'inchiesta è stata rivelata dalla Stampa. Quello che è certo è che i pm di Tempio sono stati investiti immediatamente del caso, subito dopo la denuncia della 19enne. Non c'è stato alcun passaggio alla Procura di Milano, nessun trasferimento di fascicolo e nessuna lungaggine formale.

Le indagini sono partite tempestivamente.

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