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Caccia alle streghe e abbagli: "Noi rovinati da De Magistris"

Parlano gli innocenti finiti nelle inchieste flop dell'ex pm: un'insegnante incarcerata per "traffico di esseri umani" e un imprenditore che poi è fallito

Caccia alle streghe e abbagli: "Noi rovinati da De Magistris"

Rosa e Michele sono i nomi di due persone normali. Che vivevano tranquillamente finché la loro esistenza non ha incrociato quella del pm De Magistris. Fino al giorno prima che Rosa Felicetti e Michele Mastrosimone inciampassero in una delle tante - troppe - inchieste flop di «Giggino», Rosa era una stimata professoressa e Michele un apprezzato imprenditore. Un giorno i poliziotti bussarono alla porta di casa della professoressa e dissero: «Signora Felicetti, lei è in arresto». Un giorno i poliziotti bussarono alla porta di casa dell'imprenditore e dissero: «Signor Mastrosimone, lei deve seguirci in caserma». A firmare l' «ordine di fermo» è il pm De Magistris, impegnato su vari - forse troppi - fronti giudiziari. La professoressa Felicetti viene fermata perché accusata di essere complice di una banda di 28 persone «arrestate per associazione a delinquere, riduzione in schiavitù, traffico di esseri umani». Assurdo. Ma come, un'integerrima docente di lettere di Catanzaro coinvolta in affari tanto loschi? Infatti l'insegnate non c'entra nulla. Ad accorgersene, dopo essere rimasta per 6 interminabili giorni chiusa in cella a Reggio Calabria, è il gip che ne dispone la scarcerazione con tanto di scuse. Ma allora da dove era nato l'«abbaglio» di De Magistris, datato 21 giugno 2005?. «Non ne voglio parlare, il solo ricordo di quella vicenda mi fa stare male - spiega con molta amarezza al Giornale la professoressa Felicetti - De Magistris è stato il mio carnefice. Mi ha devastato l'esistenza. Vederlo ora in televisione atteggiarsi a vittima mi sembra paradossale. Lui è il riflesso di un'Italia indecente, dove se sei ricco e hai buoni avvocati ti salvi dalla malagiustizia. Ma se sei un povero cristo, vieni schiacciato senza pietà». Esattamente come è stata schiacciata lei. Ma quale fu la sua «colpa»? Pare incredibile, ma fu quella di «aver assunto una badante bulgara per la madre malata di Alzheimer». La docente era in procinto di «metterla in regola dopo che il suo nome mi era stato segnalato da un uomo indagato da De Magistris». Il «coinvolgimento» della professoressa nacque probabilmente da quel contatto, ma sarebbe bastato un semplice verifica per capire che lei non c'entrava nulla. E invece...

Rosa Felicetti, ora che De Magistris è in disgrazia, non gioisce, non è animata da sentimenti di vendetta. Ma non può fare a meno di ricordare quei momenti terribili, raccontati anche nel libro De Magistris, il pubblico mistero , scritto da Gian Marco Chiocci e Simone Di Meo: «Nel carcere di Reggio Calabria ho subìto le più profonde mortificazioni: dalla nudità, e ciò che questa significa, alla cella, alle ingiurie. Da dietro le sbarre ho visto la mia foto “delinquenziale” su tutti i Tg. Il quinto giorno, quando sono stata trasferita al carcere di Catanzaro per l'interrogatorio di garanzia con il gip, mi hanno messa in un furgone cellulare, dentro una gabbia, con le manette e sorvegliata a vista. Forse per questo soffro da allora di crisi di panico e claustrofobia. Il giorno successivo, finalmente, mi hanno fatta uscire: provai vergogna. Mia madre è morta sei mesi dopo, ma nell'ultimo periodo, forse per quanto è accaduto, non ho potuto starle davvero vicino». Un incubo solo in parte stemperato dalla «soddisfazione» di aver ascoltato la formula con cui il gip le restituì la libertà: «Totale inesistenza di prove». Sentenza definitiva, ovviamente. Con tanto anche di risarcimento danni per ingiusta detenzione; dagli atti risultò infatti che la misura precautelare del fermo ordinato da De Magistris venne applicato sulla base di dati «infondati, equivoci, generici e comunque non concludenti». «Quel risarcimento lo attendo da anni - conclude la telefonata col Giornale la professoressa Felicetti - Ho il sospetto che De Magistris sia riuscito anche nell'impresa di bloccare la somma che mi spetta. Ma di questo le voglio parlare di persona. Venga a trovarmi a Catanzaro. Ho tante cose da dirle».

E «tante cose da dire» ne ha pure un altro presunto «stritolato» dal - definiamolo così - modus operandi «disinvolto» dell'ex pm De Magistris: l'imprenditore lucano Michele Mastrosimone che, addirittura, presiede l' «Associazione vittime di De Magistris». Mastrosimone ci rimise le penne nel corso dell'inchiesta sul centro turistico di Marinagri da cui venne completamente scagionato. Intanto però la sua attività imprenditoriale era andata a farsi benedire, e forse per questo Michele continua ad avere il dente avvelenato contro chi - a suo dire - non solo ha «massacrato» lui ma anche altre «migliaia di persone».

Un concetto che il battagliero (e un po' controverso) imprenditore lucano non manca di ribadire al Giornale : «Luigi De Magistris non ha azzeccato un'inchiesta e ha rovinato migliaia di persone innocenti. Quando intuì che per lui la vita in magistratura si metteva male, decise di usare la toga per ritagliarsi un ruolo politico garantendosi l'immunità. Ora i suoi ex colleghi lo hanno condannato. Altre condanne verranno in futuro. Sperando che sia fatta giustizia. Quella vera.

Finalmente».

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