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Calabria, spese pazze in Regione L'inchiesta decapita Pd e Ncd

Tre deputati dem e due senatori centristi accusati di aver gonfiato i rimborsi elettorali. Si dimette l'assessore De Gaetano, già finito nei guai per 'ndrangheta

Reggio Calabria Si salva solo il governatore Pd Mario Oliverio. Per il resto tutta la giunta regionale della Calabria è finita nel registro degli indagati della Procura della Repubblica della città dello stretto con l'accusa di aver intascato illecitamente 2,5 milioni di euro di soldi pubblici sotto forma di rimborsi. Oltre all'assessore Pd ai Lavori pubblici Nino De Gaetano, finito ai domiciliari, sono indagati e destinatari di un provvedimento di sequestro beni anche il vicepresidente dem della Giunta, Vincenzo Ciconte, e l'assessore al Lavoro renziano Carlo Guccione e una raffica di ex consiglieri regionali di tutti i partiti, compreso l'attuale presidente del Consiglio regionale Antonio Scalzo. De Gaetano si è dimesso da assessore e si è autosospeso dal Pd. Un vero e proprio terremoto.

La situazione si fa pesante per Oliverio, visto che solo una settimana fa si era battuto davanti alla commissione Antimafia «garantendo» sull'onestà di tutti i suoi assessori. Dopo il voto di novembre Oliverio ci mise quasi due mesi per nominare mezza giunta regionale, per l'altra metà serve che passino altri due mesi dalla riforma dello Statuto regionale. Nella squadra doveva esserci anche l'ex ministro agli Affari regionali Maria Carmela Lanzetta, considerata vicino a Pippo Civati. In Calabria si disse che Renzi aveva fatto pressioni perché il governatore la nominasse assessore. Ma quando la Lanzetta seppe della presenza in giunta di De Gaetano, si rifiutò di entrare nell'esecutivo. De Gaetano, infatti, non era stato candidato nel Pd anche perché a suo carico risultava un'informativa della squadra mobile reggina per un inchiesta di mafia. A casa di un boss era stato trovato un suo santino elettorale.

Il vortice giudiziario politico appena esploso in Calabria potrebbe avere effetti devastanti anche per la maggioranza di governo e per il premier Matteo Renzi. Infatti, oltre ai vertici del Pd calabrese, spuntano i nomi anche di ex consiglieri regionali ora deputati Pd Ferdinando Aiello, Bruno Censore e Demetrio Battaglia per i quali il gip del tribunale di Reggio Calabria ha firmato il sequestro dei beni per le somme equivalenti, alle spese non giustificabili accertate. Nell'ordinanza si parla di caffè, gratta e vinci, persino televisioni, comprati dai politici coinvolti e messi a rimborso, in alcuni casi anche due volte.

Ma i guai del governo Renzi potrebbero non finire qui: infatti, oltre che al coinvolgimento dei colonelli calabresi del suo partito, il premier deve fare i conti anche con l'ennesima tegola su Ncd. La Procura di Reggio Calabria, infatti, ha chiesto alla commissione di Palazzo Madama l'autorizzazione all'arresto del senatore Giovanni Bilardi, ex fedelissimo di Peppe Scopelliti in Calabria, ex componente della commissione Antimafia e uomo di punta di Angelino Alfano. Per il ministro dell'Interno è il terzo senatore Ncd a rischio manette. Se Palazzo Madama desse l'assenso all suo arresto Renzi iniziarebbe a tremare, dato che i numeri della maggioranza, già risicati al Senato come si è visto in occasione del voto di fiducia sulla riforma della scuola, si attanaglierebbero ancora di più. Il partito calabrese si dice convinto che Bilardi si dimostrerà estraneo, Fabrizio Cicchitto accusa gli inquirenti di voler azzerare la classe politica locale. Alfano non commenta.

Ma Bilardi non è il solo: a finire nei guai c'è anche il collega di partito Piero Aiello, già sotto processo per mafia in un'altra inchiesta a Lamezia Terme, cui i magistrati hanno chiesto il sequestro di 37mila euro. Oliverio si affretta ad annunciare la nomina della nuova giunta la prossima settimana ma il terremoto politico giudiziario avrà delle ripercussioni anche al di fuori della Calabria. Sullo stesso governatore pende un'altra spada di Damocle. La Corte costituzionale ha bocciato la legge elettorale calabrese, emanata da un Consiglio regionale in prorogatio dopo le dimissioni di Scopelliti per la legge Severino, stabilendo che tutte le leggi approvate, che esorbitano dai limiti dell'«ordinaria amministrazione» o dalla categoria degli «atti urgenti dovuti», sono nulle perché violano l'articolo 123 della Costituzione. A decidere se a meno di un anno dalle urne si dovrà rivotare in Calabria sarà il governo.

marra69@alice.it

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