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Calenda al posto della Guidi. E le promesse non si fermano

Renzi annuncia in tv l'arrivo allo Sviluppo del rappresentante dell'Italia alla Ue. E Padoan si fa contagiare dall'annuncite del premier: "Più investimenti e meno tasse"

Calenda al posto della Guidi. E le promesse non si fermano

Carlo Calenda sarà il nuovo ministro dello Sviluppo economico. Si tratta di un ritorno a Via Veneto per l'esponente piddino (ex di Scelta Civica in quota Montezemolo) che fino a inizio 2016 è stato viceministro di Federica Guidi, dimessasi in seguito al caso Tempa Rossa. Lo ha annunciato ieri sera a Che tempo che fa il premier Matteo Renzi. «Ho detto in tutte le sedi che del nome del ministro dello Sviluppo economico dovevo parlare prima col presidente della Repubblica. Ne ho parlato? Sì. Il nuovo ministro è Carlo Calenda», ha detto aggiungendo che «gli ho chiesto di tornare da Bruxelles: giurerà in settimana al Quirinale».

Calenda, infatti, ha svolto per pochi mesi il ruolo di alto rappresentante dell'Italia a Bruxelles, sostituendo l'ambasciatore Stefano Sannino, andato in pensione. Proprio la scelta «di pancia» del primo ministro aveva irritato i funzionari della Farnesina, cui sarebbe spettato l'avvicendamento. Renzi voleva un «politico» per contare in Europa, ma ha fatto marcia indietro, preferendo che fosse Calenda (ex di Confindustria, Sky e Ferrari) a occuparsi dei dossier caldi. «A noi serve uno che sia in grado di maneggiare un ministero importante e Calenda già guidava la macchina dello Sviluppo», ha spiegato. Inoltre potrà ricucire i rapporti con le feluche, meno quelli con Bruxelles, snobbata un'altra volta.

L'annuncio di Renzi ha fatto da contraltare a quello del titolare del Tesoro, Pier Carlo Padoan, che ieri ha preannunciato al Corriere «un pacchetto articolato con diverse misure» (il decreto dovrebbe arrivare in Consiglio dei ministri in poche settimane) con il quale il governo intende rilanciare investimenti e crescita. L'obiettivo è «convogliare il risparmio privato verso le piccole e medie imprese». Secondo il ministero, si potrebbe arrivare ad «attivare risorse private fino a 10 miliardi l'anno». L'idea-base è «un'esenzione fiscale ai privati che investono in strumenti di risparmio a lungo termine». In pratica, il fulcro dell'iniziativa sarebbe l'esenzione dell'imposta sui capital gain (attualmente al 26%) per i contribuenti individuali che investono fino a una determinata in azioni e/o obbligazioni quotate di pmi, cioè con fatturato fino a 300 milioni di euro. La relazione tecnica (pubblicata dal Foglio) stimava in 85 milioni il costo a regime della misura in caso di esenzione dell'imposta fino a 20mila euro di investimenti e ipotizzando 200mila aderenti. Resta, però, da chiedersi se gli italiani siano pronti ad assumersi il rischio di una piccola azienda solo per usufruire di uno sconto sulle tasse. Difficilmente, infatti, qualcosa che costa poco produce effetti.

Questa, però, è la cifra del governo Renzi: improvvisazione, slogan e tanto ottimismo. Un virus che ha contagiato anche Padoan il quale ha dichiarato al Corriere che «l'economia italiana cresce proporzionalmente più di altre». All'interno dei Paesi Ocse, nel 2015 solo Grecia, Giappone e Finlandia hanno fatto peggio di noi. Ripetere il mantra della «sostenibilità di lungo termine» e dei «vincoli di bilancio» il ministro ha gettatp un'ombra sul taglio dell'Irpef (più probabile la limature delle aliquote intermedie che un loro azzeramento). Anche l'anticipo dell'uscita dal lavoro per i nati tra il '51 e il '53 dovrà essere studiato attentamente. La penalizzazione dovrebbe colpire la parte retributiva e sarà parametrata sul reddito, cioè entro le tre volte il minimo (1.

500 euro) si dovrebbe restare entro il 2-3% per anno per salire verso il 5-6% al di sopra.

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