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Il calendario dei pompieri scotta E Alfano «spegne» Sgarbi

Il critico denuncia: un mio testo scritto per i Vigili del Fuoco è stato cancellato per volontà del ministro. Ed è polemica

Il calendario dei pompieri scotta E Alfano «spegne» Sgarbi

Sembra di stare dentro una congiura di palazzo. Reticenze. Omissioni. Verità indicibili. Rancori dalle radici tenaci. Facce livide. Solo che la vittima non è in carne e ossa, ma è un testo che Vittorio Sgarbi aveva confezionato per il calendario 2017 dei vigili del fuoco. Sorpresa con giallo: il calendario esce finalmente ma la prosa del critico d'arte non c'è più. Missing. Sparita. Qualcuno l'ha strappata. Il sospettato, anzi qualcosa di più a sentire il suo acerrimo rivale, è uno e uno solo: il ministro dell'Interno Angelino Alfano che con Sgarbi proprio non si piglia. Anzi i due si sono beccati infinite volte e Sgarbi che, com'è noto non è un'educanda e non ama gli spagnolismi, l'ha infilzato ripetutamente con garbati epiteti del tipo «Frankenstein», «amico della mafia», «capra assoluta».

Questa volta la zuffa a distanza si sviluppa intorno a un calendario che dovrebbe portare con l'anno nuovo un messaggio di pace, speranza, promozione. E invece sotto l'albero di Natale Sgarbi erutta tutta la sua indignazione e sottolinea la censura: «Il capo dipartimento dei vigili del fuoco Bruno Frattasi mi ha detto che è stato il ministro a imporgli di non pubblicare il mio intervento».

Premessa: il Vittorio nazionale è da sempre vicino ai pompieri. E dopo il terribile colpo di maglio di Amatrice il legame s'è rinsaldato. Il polemista si è lanciato sulle opere ferite, ha composto una sorta di elogio della bellezza sbriciolata dei dipinti, delle chiese, dei manufatti. E ha pescato proprio dalle parti del cratere un maestro sconosciuto, Cola dell'Amatrice, facendone il simbolo di una possibile rinascita.

Tutto bello e commovente, come in una favola. E i pompieri, naturali alleati del critico fra polvere e calcinacci, colgono la palla al balzo per chiedergli un intervento che dia una vibrazione in più alla loro strenna. Sauro Moretti, l'assistente di Sgarbi, viene tempestato di messaggi e sms. Il countdown corre veloce, bisogna fare presto, il fibrillatissimo Sgarbi, che già corre come il mercurio da un interesse all'altro, viene invitato ad accelerare. I messaggi riempiono il paesaggio come gocce d'autunno: «Stiamo preparando il calendario 2017 e vorremmo collegarlo all'attività svolta dai vigili del fuoco per la salvaguardia delle opere d'arte. Il titolo pensato è Salvare la bellezza!, riferito anche all'articolo 9 della Costituzione. Ci onorerebbe molto ospitare un intervento del maestro Sgarbi».

Il problema è che il maestro è entrato in rotta di collisione con il ministro dal quale dipende il preziosissimo corpo. Nessuno al momento se ne rende conto, ma il crash è solo questione di tempo. Il 14 novembre Sgarbi consegna il suo articolo che sobriamente definisce «bellissimo». L'1 dicembre è ospite d'onore alla festa dei vigili. Ed è lì che arriva anche Alfano. I due non si salutano, ma poco dopo Frattasi sussurra a Sgarbi: «Non sapevo che il ministro ti detestasse fino a questo punto». È solo un quaresimale antipasto. La vendetta, vera o presunta, si consuma rapidissima come un piatto bollente. Il fiume di apprezzamenti si asciuga in un flebile balbettio, le parole lasciano spazio al silenzio, la cortigianeria viene riavvolta come un tappeto logoro. Moretti fiuta che qualcosa non quadra, s'informa, trova le conferme.

Sgarbi è fuori dal catalogo. Frattasi indica il mandante: «È stato Angelino». «Pensavo - osserva ora lo scrittore - che il prefetto fosse autonomo, almeno per quel che riguarda un calendario». Sembra davvero una saga nella penombra.

È il paradosso di Natale dei pompieri: lingue di fuoco salgono al cielo sempre più alte.

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