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Cambia l'aria verso i Savoia: si tratta sul rientro delle salme

L'Unione monarchica scrive al governo per reclamare il ritorno in Italia delle spoglie dei reali tumulati all'estero. Diplomazie al lavoro: "Qualcosa si muove, svolta vicina"

Cambia l'aria verso i Savoia: si tratta sul rientro delle salme

I monarchici chiamano, Palazzo Chigi risponde. Nei mesi scorsi, con una lettera a Matteo Renzi, il presidente nazionale dell'Unione Monarchica Italiana, l'avvocato Alessandro Sacchi, tornò a porre ufficialmente la questione del ritorno in patria delle salme dei Savoia ancora sepolte all'estero. Un'anomalia tutta italiana, fotografia simbolica di un Paese ripiegato sul proprio passato. Adesso, però, sembra che qualcosa si stia muovendo e sia arrivato qualche segnale di apertura da parte del governo.

La questione è avvolta nel riserbo, ma qualcosa faticosamente trapela dalle voci dei protagonisti - «Renzi l'ha letta, le diplomazie sono al lavoro» dicono i monarchici - e nei prossimi mesi potrebbero esserci novità, partendo dall'assunto che una generazione nata al riparo dalle tempeste del referendum Monarchia-Repubblica, come quella renziana, possa compiere con maggiore facilità quello che può essere visto come un gesto di pietà, un omaggio alla nostra storia o una iniziativa di pacificazione.

Quello dei monarchici è un faticoso lavoro di «moral suasion» che prosegue da tempo, fin da una missiva scritta in punta di penna. Pur «consapevole delle necessità, anzi delle emergenze, che incombono sull'agenda del Suo Governo» si leggeva nella lettera «determinando le priorità e ponendo in secondo piano questioni apparentemente differibili, le rivolgo istanza affinché le spoglie degli ultimi due Re d'Italia e delle loro consorti siano finalmente traslate in patria, al Pantheon di Roma». La richiesta veniva avanzata «in nome di una comunità silenziosa della quale fanno parte molti milioni di italiani, ma anche in nome di una ritrovata concordia nazionale che forse la mia e Sua generazione potrà raggiungere».

La traslazione riguarderebbe quattro figure: Vittorio Emanuele III, morto il 28 dicembre 1947 e sepolto ad Alessandria d'Egitto; Elena di Savoia, morta il 28 novembre 1953 e sepolta a Montpellier in Francia; Umberto II, scomparso il 19 marzo 1983 e Maria José di Savoia, morta il 27 gennaio 2001, sepolta nell'Abbazia di Hautecombe, in Savoia.

Uno dei nodi è che i monarchici non sono disposti ad accettare soluzioni di compromesso. «Non vedo perché dovremmo accettare uno schiaffo ad esempio per una figura di grande e assoluta dignità e severità interiore come Re Umberto. Il suo esilio fu sempre composto, rispettoso, improntato al motto “L'Italia innanzitutto”. E in occasione del suo funerale l'unica poltrona che rimase vuota fu quella della Repubblica italiana. In passato è stata ipotizzata una sepoltura a Superga. Ma le salme dei Savoia vanno tumulate al Pantheon, luogo di sepoltura dei re indicato dal Consiglio comunale di Roma e dal governo alla morte del primo re d'Italia, Vittorio Emanuele II, nel 1878».

C'è un'altra questione che sta a cuore ai monarchici e che torneranno a rivendicare sabato mattina in una manifestazione romana a Piazza Santi Apostoli: la revisione dell'articolo 139 della Costituzione. «È assurdo che la Carta assegni la sovranità al popolo e poi gli imponga di non potersi pronunciare a favore della monarchia, sottraendogli libertà di scelta» spiega Sacchi.

«La democrazia non prevede una sovranità a mezzo servizio. I tempi cambiano. La monarchia oggi potrebbe soltanto essere di tipo parlamentare, come in tanti Stati europei». Sul perché nel 2014 possa essere d'attualità il ritorno alla monarchia, incarnata secondo l'Umi da Amedeo d'Aosta, le convinzioni sono granitiche. «La monarchia in Europa ha dimostrato la capacità di rigenerarsi nella continuità e ha dimostrato una imparzialità ben superiore rispetto a quella incarnata da presidenti della Repubblica espressione dei partiti. Quando si regna non si ubbidisce a nessuna fazione.

Lo si fa soltanto per una missione storica: servire il proprio Paese».

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