Politica

Cameron spaventa gli inglesi «Pace a rischio con la Brexit»

Il premier disegna scenari apocalittici in caso di uscita dall'Unione Europea Johnson replica: «Non è una cosa seria»

Erica Orsini

Londra È ormai guerra aperta tra David Cameron e Boris Johnson sul fronte Brexit. Ieri, in un affondo senza precedenti, il primo ministro inglese ha dichiarato che la pace in Europa verrebbe messa a rischio dall'uscita della Gran Bretagna dall'Unione. «In passato ci siamo pentiti di aver voltato le spalle all'Europa» ha detto ieri il leader Conservatore nel suo ultimo intervento tenuto al British Museum prima del voto del 23 giugno e ha ricordato che spesso l'Unione Europea ha favorito riconciliazioni tra Paesi avversari da decenni favorendo il mantenimento della pace. Una stabilità che, a detta di Cameron, non può venir garantita andandosene dalla Comunità e lasciando che l'orologio torni indietro a un'era di opposti nazionalismi. «Mentre l'Europa è in pace dal 1945 - ha rimarcato Cameron - non sono passati neppure due decenni dalla guerra in Bosnia e più recentemente la Russia è entrata in conflitto con la Georgia e l'Ucraina. Siamo sicuri di volerci prendere la responsabilità di mettere a rischio la nostra stabilità? L'isolazionismo non è mai stato un bene per il nostro Paese».

Di parere diametralmente opposto l'ex sindaco della City Boris Johnson nonché compagno di partito di Cameron secondo il quale «le tendenze antidemocratiche dell'Unione Europea costituiscono uno strumento di alienazione e instabilità». Nelle settimane scorse Johnson aveva dichiarato che il conflitto ucraino era un esempio delle politiche menefreghiste della Comunità sollevando critiche feroci. E mentre le fazioni opposte di Leave e Remain si danno battaglia a suon di comizi, gli ultimi sondaggi rivelano che su Brexit l'opinione pubblica è spaccata a metà, un risultato che rende estremamente incerto l'esito finale del referendum di giugno. A quanto pare gli appelli del Governo a rimanere in Europa non sono stati efficaci dato che una settimana fa il 54% era per restare e ora la percentuale si è ridotta al 50% segnalando uno spostamento significativo di 4 punti. Risultato interessante anche perché giunge una settimana dopo l'intervento a sostegno di Cameron del presidente americano Obama che evidentemente non ha sortito gli effetti sperati. Non solo. Un altro sondaggio di Ipsos Mori avverte che l'esempio britannico sta facendo proseliti tanto il 58% degli italiani e il 55% dei francesi, tradizionalmente europeisti, affermano di voler anche loro un referendum. «È chiaro che nei confronti dell'Europa esiste ormai una mancanza d'entusiasmo» ha commentato il Financial Times.

Insomma, il rischio di un catastrofico effetto domino dopo il 23 giugno non è più soltanto una remota ipotesi.

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