Cronache

Campane a morto addio, ai funerali si suona a festa

A Ronago aboliti i 15 rintocchi con una bella scampanata. Perché ci aspetta la vita nell'aldilà

Campane a morto addio, ai funerali si suona a festa

Finalmente potremo morire allegramente! O per lo meno potranno morire allegramente i 1.748 abitanti di Ronago, paesino del miele e delle caramelle Ambrosoli in provincia di Como, sul confine con la Svizzera. Perché il consiglio pastorale ha deciso e il parroco ha aderito di abolire durante i funerali le campane a morto per sostituirle con quelle a festa. Non più i quindici rintocchi a martello per le donne e i tredici per gli uomini (evviva la disparità), ma una bella scampanellata manco fosse il giorno della prima comunione e della cresima. O di un matrimonio. Perché, si è detto il consiglio pastorale con un fine ragionamento teologico che si è mangiato in un boccone i fini ragionamenti di tanti teologi, chi muore non muore per sempre, la vita non finisce, anzi: con la morte c'è l'abbraccio di Dio, si muore per risorgere in Cristo. Insomma, la vera vita hanno pensato giustamente a Ronago comincia con la morte: evviva le campane!

Nessuno per ora ha avuto da ridire, chi vorrà potrà continuare ad avere, per i propri cari, le campane a martello: ma d'ora in poi non sarà più la regola in questa che è la pieve più antica della città di Como, dove i funerali sono molto partecipati e dove il tasso di frequentazione alle funzioni religiose è tra i più alti d'Italia. Un ulteriore dato per capire Ronago e i suoi abitanti: durante il periodo natalizio ben tre preti si sono succeduti per quattro interi giorni nei confessionali per confessare tutti. L'ateismo, qui, non attacca.

Eppure le campane a martello un loro compito ce l'avevano. Fino al Medioevo, e anche dopo, erano il nostro moderno Internet e Facebook e informavano, chi viveva o lavorava nelle campagne sotto il cappello della chiesa e del campanile, dei fatti del giorno. Una nascita, un matrimonio, l'agonia di Gesù del Venerdì santo, appunto un funerale. Non c'è mai stato bisogno di ordines liturgici per far rispettare il ruolo sociale delle campane, telefono gratuito alla portata di tutti. Non se n'è occupato il Concilio Vaticano II nella sua riforma più importante (l'officiante non più rivolto durante le funzioni religiose verso l'altare dando le spalle ai fedeli, tanto per cominciare, ma rivolto verso i fedeli, veri celebranti del rito) che ha portato alla Costituzione liturgica Sacrosantum Concilio. Lo ius divinum del rito cattolico era imposto dalla Tradizione, quella in stretto contatto con i primi riti cristiani: il suono a martello custodito per duemila anni. Poi, è arrivato il consiglio pastorale di Ronago a sparigliare le carte.

E chissà che adesso non metta mano anche ai colori dei paramenti. Forse sul viola dei funerali uno stop vescovile lo incontrerebbe, perché la teologia «pratica» in questo caso qualche regola la pone ancora e, credenti come sono, a Ronago probabilmente non vorranno essere troppo progressisti, nonostante i grandi passi in avanti che sta facendo papa Francesco.

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