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Canone Rai, le utility chiedono il rimborso spese

Valotti (Utilitalia): "Una quota di quanto riscosso resti alle aziende che devono affrontare molti problemi"

Canone Rai, le utility chiedono il rimborso spese

Che l'idea di mettere il canone della Rai nella bolletta elettrica non fosse il massimo si era capito subito. La procedura appare infatti complicata e gli «esattori» non sono per nulla contenti di farlo gratis. Le aziende elettriche insomma, le utility come si dice in gergo, vogliono la percentuale. I cento euro che la Rai conta di mettersi in tasca rischiano di non essere più netti ma suscettibili di prelievo, alla fonte, da parte di chi deve esigerne la riscossione. L'ipotesi era già stata ventilata dal presidente di Assoelettrica, Chicco Testa, che aveva chiesto di procedere velocemente alla stesura delle regole per effettuare il prelievo. Ma ieri il presidente di Utilitalia e di A2a, Giovanni Valotti, è stato più esplicito. Esprimendo chiaramente il pensiero dei suoi rappresentati ha chiesto che «una quota del canone riscosso resti alle imprese». Insomma, l'operazione potrebbe fruttare alla Rai meno di quanto sperato. «L'obiettivo del governo - ha spiegato Valotti - è recuperare l'evasione sul canone. Noi ci troviamo a fare da esattori per una tassa che non c'entra con il nostro business». E quindi, secondo Valotti, «le aziende del settore dell'energia si prestano a dare questo servizio, ma ci sono molti problemi operativi legati ad una operazione che noi chiediamo che venga remunerata». L'idea non è sbagliata in quanto la situazione non è semplice come appare sulla carta. Non tutti infatti devono pagare: le seconde case, ad esempio, sono esenti e le contestazioni non mancheranno. «Le aziende dovranno sostenere - ha detto Valotti - costi elevati per adeguare le procedure aziendali a erogare questo servizio senza gravare sui loro utenti». Tra le questioni aperte ci sono le bollette che andranno modificate per aggiungere la voce «canone», la questione dei ritardati pagamenti, l'eventuale cambio di fornitore, possibile dopo la liberalizzazione del settore energia, fino ai pagamenti parziali. Valotti ha aggiunto, come esempio, che A2a, la sua azienda, «ha già previsto investimenti ingenti». Il che vuol dire che le aziende elettriche possono sì trasformarsi in gabellieri ma non hanno intenzione di perdere soldi, cosa che tra l'altro non possono fare visti i bilanci. Per questo chiedono che una parte del canone resti nelle loro tasche e vogliono discuterne al più preso le modalità con il governo. La richiesta è lecita ma il rischio è che la «gabella» del gabelliere venga poi scaricata sugli utenti, obbligati a pagare anche per un servizio non scelto, la Rai, ma imposto dall'alto.

Basta pensare che Netflix costa quasi lo stesso: 10 euro al mese.

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