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Il carabiniere sotto inchiesta ora tira in ballo Woodcock

Il capitano Scafarto coinvolge anche il pm di Napoli: «Il capitolo sui servizi segreti me lo ha suggerito lui»

Il carabiniere sotto inchiesta ora tira in ballo Woodcock

Ha puntato tutto sulla mancanza di dolo, anche a costo di apparire uno sprovveduto agli occhi dei magistrati che lo interrogavano e che gli contestavano altri errori nell'informativa sugli appalti Consip, oltre ai due che gli sono costati l'accusa per falso ideologico e falso materiale. Per la Procura di Roma il capitano del Noe Gianpaolo Scafarto quella relazione - che riassumeva le indagini sulle tangenti che sarebbero state pagate dall'imprenditore napoletano Alfredo Romeo per aggiudicarsi le gare bandite dalla centrale acquisti della pubblica Amministrazione - sarebbe stata manomessa volontariamente su input di qualcuno. Ma davanti al procuratore aggiunto Paolo Ielo, il carabiniere si è scusato per gli errori commessi cercando di allontanare da sé il sospetto di aver agito per conto di altri. «Ho sbagliato a causa della fretta che avevo di completare l'informativa», ha detto, meravigliandosi davanti alle nuove anomalie saltate fuori mentre analizzava l'informativa con i pm: «Mamma mia, pure questo!», ha esclamato, spiegando il metodo usato per le indagini, apparentemente a prova di errore. Eppure nell'informativa di sbagli ce ne sono diversi. Tra questi la frase intercettata («Renzi l'ultima volta che l'ho incontrato»), che secondo il carabiniere avrebbe inchiodato il babbo dell'ex premier alle sue responsabilità, attribuita a Romeo mentre in realtà a pronunciarla era stato l'ex parlamentare Italo Bocchino. Una leggerezza, dovuta forse al troppo lavoro, nulla di più, si è difeso il capitano: «La discrasia non è contestabile, ma escludo di aver avuto nella redazione dell'informativa consapevolezza di essa. Ho cercato di darmi spiegazioni e posso pensare di avere avuto solo una prima versione del file, relativa al sunto e di avere utilizzato questa per la redazione dell'informativa. Era un periodo di forte lavoro, legato alla necessità di chiudere l'atto prima della prima decade di gennaio quando era in programma un incontro tra le Procura di Roma e Napoli».

E poi quel capitolo sugli agenti segreti che, secondo Scafarto, controllavano i militari del Noe mentre cercavano nell'immondizia le tracce del «pizzino» dove Romeo avrebbe annotato i nomi delle persone da corrompere. In realtà l'ipotetico 007 era un signore che abitava nelle vicinanze dell'ufficio dell'imprenditore, ma di questo dettaglio nell'informativa non c'è traccia, perché non sarebbe stato funzionale alla ricostruzione che il capitano voleva accreditare, e cioè che Romeo godesse di protezioni nell'ambiente dei servizi e legami diretti con i vertici istituzionali. Durante l'interrogatorio Scafarto ha spiegato che fu il pm di Napoli Henry Woodcock a suggerirgli di fare un capitolo sui servizi: «La necessità di compilare un capitolo specifico, inerente al coinvolgimento di personaggi legati ai servizi segreti, fu a me rappresentata come utile direttamente dal dottor Woodcock che mi disse testualmente: al posto vostro farei un capitolo autonomo su tali vicende, che io condivisi».

All'attenzione dei magistrati c'è anche un'altra frase, attribuita a Bocchino, «il generale Parente è stato nominato all'Aisi da Tiziano Renzi», quando in realtà, riascoltata dai carabinieri del nucleo investigativo di Roma che hanno ereditato l'indagine dopo la revoca della delega al Noe, è «che l'ha nominato Renzi».

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