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"Il carcere duro rimane essenziale. Meno rigidità su tv, libri e telefonate"

L'ex magistrato Violante: "Certe limitazioni non devono essere inutilmente afflittive. Ma il detenuto resti separato dal mondo criminale esterno"

"Il carcere duro rimane essenziale. Meno rigidità su tv, libri e telefonate"

«Il 41-bis è uno strumento essenziale». L'ex presidente della Camera, Luciano Violante, non si pronuncia sul caso specifico che riguarda il terrorista Alfredo Cospito, ma difende il regime di «carcere duro» introdotto dal nostro ordinamento nel 1992. Violante, che prima di entrare in politica è stato un illustre magistrato, ci tiene a precisare che «i diritti umani vanno garantiti».

Nel caso del 41-bis, a cosa si riferisce esattamente?

«C'è un tema da affrontare sui libri da leggere, i canali televisivi da vedere e le telefonate con i familiari. Queste limitazioni non devono essere inutilmente afflittive, ferma restando la separazione tra il detenuto e il mondo criminale esterno».

Come giudica, invece, la riforma della giustizia che vorrebbe attuare il ministro Carlo Nordio?

«Aspetterei che vengano presentate progetti di legge. A quel punto discuterei volentieri.

Passiamo alle riforme istituzionali. Qual è, secondo lei, la forma di governo che garantisce maggiormente la governabilità? Il presidenzialismo o il premierato?

«Abbiamo bisogno di governi stabili. La stabilità dipende dalla forza del governo in Parlamento, dalla forza del premier nel governo e dalla capacità di decidere del Parlamento. Il premierato nella esperienza italiana potrebbe comportare che il presidente della repubblica, sulla base dei risultati elettorali e delle consultazioni proponga alle Camere il presidente del consiglio; che il Parlamento in seduta comune voti la fiducia al solo presidente del consiglio; che il presidente del consiglio, dopo la fiducia, proponga al presidente della Repubblica i nomi dei ministri e quindi costituisca il governo; che il presidente del consiglio possa proporre al presidente della Repubblica la revoca di un ministro. Il Parlamento deve poter votare a Camere riunite almeno la fiducia, la sfiducia, le leggi di bilancio. Occorre inoltre uno strumento analogo alla sfiducia costruttiva. Credo che un sistema di questo tipo garantisca la stabilità all'interno dell'equilibrio tra i poteri, più di quanto non facciano il presidenzialismo e il semi-presidenzialismo».

Quali sono i difetti dei sistemi presidenzialisti?

«Negli Usa, il presidente Biden, democratico, deve fare i conti ogni giorno con la Camera dei rappresentanti, repubblicana. Per il semipresidenzialismo posso rinviare al vivace dibattito in Francia sui gravi difetti di quel sistema. Ma c'è altro. Queste due forme di governo si adattano bene in società pacificate, nelle quali lo sconfitto accetti il verdetto dei cittadini. Le società occidentali contemporanee non sono così. I presidenzialismi sono privi di arbitri. Le faccio io una domanda: quali sono le condizioni che consentirebbero di giocare una partita di calcio senza un arbitro? Quelle condizioni ci sarebbero in Italia, Francia, Stati Uniti?».

Il cancellierato, in Italia, di quali altri correttivi avrebbe bisogno?

«Credo che vada stabilito, come in Germania, il termine entro il quale il cancelliere deve avere la fiducia. Superato quel termine, o le Camere propongono entro un termine breve, un altro candidato o vengono sciolte. Io penso poi che dovremmo trovare il modo di discutere del finanziamento pubblico dei partiti e dei danni di questa scriteriata riduzione del numero dei parlamentari».

In Germania, però, il cancellierato ha dato vita a molti governi di coalizione. Governi che, in Italia, invece, non sembrano aver funzionato altrettanto bene come quelli tedeschi. O sbaglio?

«Lei ha perfettamente ragione, ma la pluralità delle opinioni politiche, e quindi dei partiti, è nella storia e nella realtà dei paesi europei. Piuttosto servirebbe una clausola di sbarramento severa per fare entrare in Parlamento forze veramente rappresentative».

Come valuta l'atteggiamento del Pd che, al momento, non sembra neppure volersi sedere al tavolo delle trattative sulle riforme?

«Allo stato attuale non c'è nessuna proposta concreta. Quando ci sarà una proposta, sarà ragionevole discuterla. Piuttosto credo che bisognerebbe riflettere sul finanziamento pubblico dei partiti, se ne sta occupando la Commissione Affari Costituzionali del Senato, e sui danni di questa scriteriata riduzione del numero dei parlamentari».

Crede che il disegno di legge del ministro Roberto Calderoli sull'autonomia differenziata spaccherà l'Italia?

«Prima di rispondere vorrei conoscere il testo definitivo che uscirà dal Consiglio dei ministri.

Non mi pare corretto pronunciarmi solo sulle ipotesi».

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