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Carfagna incalza Toti "Prima il programma"

Incontro pubblico dei due coordinatori Il presidente ligure: «Serve una rivoluzione»

Carfagna incalza Toti "Prima il programma"

Roma Il tavolo delle regole si è trasferito in Liguria. Nello Spezzino, a Montemarcello per la precisione. Qui il governatore Giovanni Toti giocava in casa l'altra sera. Alla rassegna «Liguria d'autore» era con Mara Carfagna. E per una volta il «tavolo delle regole» si è aggiornato davanti al pubblico. Di fronte al quale Toti ha ribadito la necessità di un cambiamento radicale per Forza Italia. E lo ha detto scomodando John Kennedy e uno degli aforismi suoi più sfruttati: «Chi non consente rivoluzioni pacifiche si rende corresponsabile di rivoluzioni sanguinose». Un messaggio diretto non soltanto alla sua collega Carfagna ma a tutti coloro che nel partito mal digeriscono la sua proposta di primarie aperte per la selezione del futuro leader. È chiaro quello che pensa il gruppo dei totiani. La rivoluzione pacifica è impossibile e il rischio adesso è soltanto la scissione. La paura di Toti è l'isolamento. Ma la sua «mano tesa» all'amico Salvini resta motivo di forte preoccupazione tra chi, come la stessa Carfagna ma anche Brunetta e la Gelmini, vedono nell'urgenza delle primarie aperte una falsa soluzione. «La priorità deve essere data ai contenuti» sosteneva ieri in un'intervista al nostro giornale Renato Brunetta. «Dobbiamo tornare ad ascoltare con sensibilità e intelligenza il ceto medio» affermava l'economista. E la stessa Carfagna ieri dal palco di «Liguria d'autore» sottolineava la necessità per il partito di una rivoluzione sì «radicale» ma pensata e armoniosa. Una trasformazione che passi necessariamente per la discussione prima di tutto di un programma davvero alternativo all'attuale maggioranza gialloverde. «Ci vuole tempo - ribadisce la Carfagna - magari non molto. Ma una fase di dibattito deve aprirsi e chiudersi. Nel frattempo dobbiamo fare affidamento sulla speranza e non sulla paura, che può far crescere un partito, ma non fa il bene del Paese. Non esistono solo sicurezza e immigrazione». Insomma le posizioni sono ancora distanti e finché Antonio Tajani rimarrà impegnato tra Strasburgo e Bruxelles il tavolo delle regole non verrà aggiornato. Forse l'intera settimana trascorrerà tra incontri e mini-vertici prima di raffronto diretto. Anche Mariastella Gelmini aspetta fiduciosa la seconda convocazione del «tavolo» ma ricorda: la rivoluzione c'è già stata e porta la firma dello stesso Berlusconi con l'elezione in parlamento del 70% di nuovi eletti. «La spasmodica ricerca della rottamazione - suggerisce la capogruppo di Forza Italia alla Camera - non ha portato bene a nessuno finora». Silvio Berlusconi intanto oggi incontrerà la squadra del Monza prima di volare a Strasburgo. Dove domani parteciperà al voto per la conferma di Ursula von der Leyen a capo della Commissione europea.

E cercherà, ha confessato ai suoi più stretti collaboratori, di provare fino all'ultimo a convincere i leghisti a votarla, aiuto in questo dal lavoro di pontiere di Antonio Tajani.

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