Politica

Casa in centro e passione per l'Inter Il sicario? Per tutti un papà affettuoso

In carcere anche il fratello 18enne: aveva coperto la latitanza

Tiziana Paolocci

Napoli esulta per una doppia vittoria. Mentre Noemi si stava svegliando, gli investigatori facevano scattare le manette ai polsi dei due balordi che venerdì scorso in piazza Nazionale hanno colpito la piccola per errore, ferendo anche la nonna, nel tentativo di uccidere Salvatore Nurcaro, il pregiudicato trentunenne, vero bersaglio dell'agguato.

Il sicario si chiama Armando Del Re, 28 anni ed è residente nel quartiere di Montesanto, a ridosso della centralissima via Toledo. L'uomo è stato fermato e con lui in prigione è finito anche il fratello Antonio, che secondo gli inquirenti lo ha coperto durante la fuga. La svolta nelle indagini è arrivata dagli accertamenti tecno-scientifici sui filmati della videosorveglianza, ma decisive sarebbero state anche intercettazioni già in corso sui due indagati. Ma gli investigatori non hanno voluto scoprire la carte per non pregiudicare gli sviluppi delle indagini.

L'operazione congiunta di finanza, carabinieri e polizia, coordinata dal procuratore Capo Giovanni Mellilo e dal procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli, ha permesso di stingere il cerchio attorno ai due fratelli. Armando Del Re, che risiede nel quartiere Monterosa, tra Scampia e Secondigliano, è tra i due quello accusato di aver fatto fuoco.

È stato catturato in provincia di Siena, in un'area di servizio della superstrada Bettolle-Siena nei pressi di Serre di Rapolano (Si) dove era arrivato a bordo della sua auto, una Fiat 500, nella quale viaggiava con la madre e la sorella. Gli investigatori ipotizzano che avesse intenzione di arrivare a San Gimignano (Si) dove, nel carcere di massima sicurezza, è recluso il padre Vincenzo detto «la Pacchiana», legato al clan Di Lauro di Secondigliano, sta scontando una condanna per traffico di droga. Il capofamiglia arrestato nel 2011 gestiva per la cosca il business stupefacenti nella zona di Giugliano e di Melito e si occupava della distribuzione di partite di cocaina, kobret e crack nell'area a nord della città partenopea. E il figlio forse si recava a Siena proprio per chiedere una copertura che facilitasse la sua fuga. Ma è un dettaglio sul quale gli investigatori stanno ancora lavorando. Dal profilo Facebook l'uomo sembra un padre affettuoso, che posta foto con bambini della stessa età della piccola che ha colpito. La discoteca e l'Inter sono le sue passioni ma la sua attività sarebbe legata allo spaccio.

Coinvolto nella pianificazione del tentato omicidio anche il fratello Antonio, bloccato a Nola. È certo che l'agguato del 3 maggio si sia svolto in un «pieno contesto camorristico» e che la Nurcaro era stato seguito per giorni, per conoscerne abitudini e movimenti, aspetto che ha determinato la contestazione della premeditazione. Ma sul movente dell'agguato, per ora, c'è il più stretto riserbo, anche se tra sicario e vittima ci sarebbe «un problema legato a motivo economici». Ma è anche vero che i due sono vicini a due clan contrapposti, i Mazzarella e i Rinaldi. Nel carcere di Santo Spirito di Siena i magistrati hanno già ascoltato il sicario, che ora è in attesa del trasferimento a Napoli.

Soddisfazione per la cattura è stata espressa dal sindaco Luigi de Magistris, dal presidente della Camera, Roberto Fico e dal procuratore generale della Repubblica Luigi Riello.

Commenti