Politica

La casa per le vacanze? Solo sulla carta Oltre 600 le vittime della truffa on line

La Polizia postale di Milano smaschera l'organizzazione: 22 gli indagati

Cristina Bassi

Milano Come in un film dei Vanzina quando arrivavano nella località di villeggiatura, al mare o in montagna, scoprivano che la casa vacanze affittata on line semplicemente non esisteva. Oppure c'era, ma era occupata dal legittimo proprietario che non aveva alcuna intenzione di ospitare i turisti. È successo ad almeno 600 persone, di cui 254 hanno sporto denuncia facendo partire un'inchiesta, vittime di un'organizzazione esperta nelle truffe immobiliari via web.

Le indagini del Compartimento di polizia postale e delle comunicazioni di Milano, coordinate dal pm Alessandro Gobbis, hanno individuato 22 indagati, che sono stati denunciati appunto per truffa. Il gruppo operava in diverse parti d'Italia, ma l'inchiesta milanese ha aggiunto per 12 delle persone identificate l'accusa di associazione per delinquere. Si tratta dei capi, promotori e organizzatori della rete di raggiri. Al vertice c'erano due fratelli e il loro padre, residenti nell'hinterland milanese. Tra gli altri, creatori dei sistemi informatici-trappola, intermediari e prestanome, ci sono sia italiani sia romeni.

I truffatori inserivano annunci e foto sui siti (inconsapevoli) di locazione immobiliare. Proponevano case a Rimini, Riccione, Alassio, Gallipoli, Courmayeur, Livigno, Bormio. Nel territorio milanese ben 254 raggirati si sono rivolti alle forze dell'ordine, ma la Postale ha accertato che le parti lese sono circa 600. L'organizzazione criminale faceva affari da anni, le prime denunce sono del 2011. Il totale dei guadagni illeciti, solo per i casi accertati, supera i 350mila euro. I turisti credevano di aver affittato un immobile, che poi non trovavano. I malcapitati versavano via internet la caparra per bloccare l'immobile oppure l'intero importo, le cifre sottratte vanno da 300 ai 1.300 euro. Spesso prima di pagare conducevano una trattativa telefonica con i falsi affittuari, che erano sempre italiani e con accento del Nord, considerato più rassicurante dagli ideatori del sistema. E dopo la prenotazione ricevevano contratti di affitto e copie di documenti di identità contraffatti. Questo li induceva a fidarsi (anche perché i prezzi erano di mercato e non particolarmente stracciati) e a versare i soldi su conti correnti presso o su carte di credito ricaricabili, «accesi» da prestanome che venivano retribuiti per la complicità. L'apertura di un conto corrente fruttava fino a 700 euro, l'attivazione di una carta fino a 200. Mentre il denaro spedito dai vacanzieri inconsapevoli veniva immediatamente girato ai capi dell'associazione, che li spostavano su conti esteri e poi sparivano. Uno degli indagati aveva convinto a diventare prestanome, facendola innamorare, una ragazza comasca con disabilità psichica. Per questo è accusato di circonvenzione d'incapace. I pedinamenti e le intercettazioni telefoniche e telematiche dimostrano, per gli inquirenti, l'esistenza dell'associazione per delinquere e la distribuzione dei ruoli. Nelle conversazioni gli indagati si rallegravano dei risultati: «Sono a Gallipoli, dove li abbiamo truffati tutti», diceva soddisfatto uno di loro. I telefonini e le schede telefoniche usati venivano contrassegnati dai due fratelli milanesi con adesivi con l'indirizzo della casa fantasma. I truffatori facevano sopralluoghi nelle località di villeggiatura, per apparire abitanti del posto e dare informazioni dettagliate alle vittime. Fornivano persino consigli sui migliori ristoranti. La Postale invita chi vuole prenotare vacanze on line a consultare il sito www.commissariatodips.

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