Politica

La casa di vetro sempre più opaca

Nessuno chied più a Rousseau

La casa di vetro sempre più opaca

La democrazia diretta ha tirato le cuoia. Almeno per come ce la avevano propinata i pentastellati. Nell'agosto più politico e pazzo della storia repubblicana c'è un grande assente. Non Jean Jacques. Ma la mitologica piattaforma del Movimento Cinque Stelle quella che, nel racconto grillino, tutto decide, amministra e organizza all'interno del partito. La casa di vetro, il simbolo stesso della tanto sbandierata democrazia diretta, l'urna virtuale all'interno della quale tutti i sostenitori depositano le loro volontà. Nell'idea del fondatore la piattaforma doveva essere una specie di telecomando che permetteva agli iscritti di decidere ogni minima posizione del movimento. La realizzazione pratica di quello che Grillo per anni ha berciato dai palchi di tutta Italia: i politici sono vostri dipendenti, siete voi che li pagate. Ecco, attraverso Rousseau, i grillini avrebbero dovuto indirizzare il grillismo. Ovviamente era una pantomima: il sistema operativo collassava quasi sempre, più volte il garante per la privacy ha denunciato l'inaffidabilità delle valutazioni e la veridicità dei risultati. Ma per anni Casaleggio e soci hanno continuato a far votare programmi, regole e cavilli sulla loro piattaforma. Votazioni per lo più insignificanti e dall'esito ampiamente scontato. Fino a questa estate. Il governo moribondo è in barella, la Lega ne fa di tutti i colori, il movimento crolla nei sondaggi e apre per la prima volta a nuove alleanze, Conte rimane inchiodato alla poltrona, insomma il momento più incasinato della storia dei Cinque Stelle e su Rousseau cosa succede? Niente di niente. Tutto fermo al 25 luglio. Per Rousseau la crisi non c'è mai stata. Loro al massimo si esprimono su temi di grandissimo rilievo politico come il «mandato zero».

Ora le decisioni vengono prese nella blindatissima villa di Grillo a Marina di Bibbiona, lontano da occhi indiscreti, senza nessuna diretta streaming e nessuna consultazione. Quando il gioco si fa duro Rousseau e la democrazia diretta finiscono in soffitta. Troppo pericoloso interpellare la base chiedendole cosa ne pensa di un governo con il Pd di Renzi, il Pd vituperato, spernacchiato e messo alla berlina per anni. Troppo rischioso avventurarsi in una votazione su un possibile ritorno alle urne o sulla fine del governo. Figuriamoci interrogarsi sul ruolo del sempre più evanescente Di Maio. La democrazia diretta va bene solo quando le acque sono calme e non c'è nulla da decidere. In questi casi, il rischio di prendersi dagli iscritti un sesquipedale vaffa è troppo alto.

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