Politica

Caselli choc: bisogna abolire l'Appello

L'ex procuratore: "Vantaggi strepitosi, si cancellerebbero gli arretrati"

Caselli choc: bisogna abolire l'Appello

A gettare il sasso era stato domenica scorsa Edmondo Bruti Liberati, leader storico di Magistratura democratica, con una intervista a Repubblica in cui teorizzava la necessità assoluta di una nuova legge sulla prescrizione, accusando gli avvocati di utilizzare le norme attuali per «impugnazioni puramente dilatorie» causando l'«ingorgo dei giudizi in appello» e «ricadute di lungaggini su tutta la durata del processo». Tempo quarantott'ore, e a raccogliere l'assist è un vecchio compagno di battaglia e di corrente di Bruti, l'ex procuratore di Palermo e di Torino Giancarlo Caselli. Che se ne esce sul suo blog sull'Huffington Post rincarando la dose fino al punto che pareva irraggiungibile: l'abolizione del processo d'appello. Prima condanna e carcere, senza passare dal via.

Inevitabile notare che tra le due uscite è avvenuto un fatto nuovo: la saldatura tra il Movimento 5 Stelle e l'Associazione nazionale magistrati, che nel suo congresso genovese ha sposato in pieno la linea grillina sulla prescrizione. Come la pensino i pentastellati sul processo d'appello è noto, visto che nel loro programma sulla giustizia avevano proposto - per disincentivare i ricorsi - di consentire che il processo d'appello aggravi, anziché ridurre, la condanna. Ma nemmeno questo a Caselli pare sufficiente.

«Basta con i palliativi», scrive. «Si valuti anche l'ipotesi dell'abolizione del grado d'appello, in modo da uniformare il nostro agli altri paesi di rito accusatorio. I vantaggi sarebbero strepitosi». Addirittura strepitosi? Sì: «Si potrebbe cancellare l'arretrato, circa un milione e mezzo di processi». Per accelerare la giustizia basta abolire i processi, insomma. E giù con un po' di insulti agli avvocati: il processo è «pieno di ostacoli e trappole, infarcito di regole travestite da garanzie che in realtà sono insidie o cavilli: un brodo di coltura ideale per gli avvocati agguerriti, spregiudicati e costosi».

Nel motivare la sua rivoluzionaria proposta, Caselli fa - a dire il vero - un po' di confusione, arrivando a sostenere che in Italia esiste «una pletora» di gradi di giudizio, in cui inserisce anche i provvedimenti del tribunale del Riesame (che in realtà non si occupa di colpevolezze e innocenze ma solo di esigenze cautelari) e non meglio precisati «interventi del gip» e «giudizi incidentali». «Siamo di fronte ad una grave anomalia rispetto agli altri paesi di democrazia occidentale che va corretta riducendo drasticamente i gradi di giudizio», scrive l'ex magistrato. Curiosa la spiegazione che Caselli dà di questo eccesso di garanzie: «La moltiplicazione dei gradi di giudizio si spiega con la radicata convinzione che la magistratura e il diritto fossero ostili alle classi sociali subalterne. Per arginare i misfatti che conseguentemente la cultura popolare riteneva perpetrati nei secoli ecco l'idea dei più gradi di giudizio».

È appena il caso di ricordare che il codice di procedura penale attualmente in vigore è del 1988, quando di misfatti ai danni delle classe subalterne i giudici avevano smesso di compierne da un bel pezzo.

Commenti