Politica

Professori e sindacati in rivolta: la riforma della scuola rischia il flop

Il ministro Giannini contestata perde la testa: «Squadristi» L'imbarazzo del Pd. Verso lo sciopero generale il 5 maggio

Professori e sindacati in rivolta: la riforma della scuola rischia il flop

Non basta un hashtag efficace come «labuonascuola» a fermare gli scioperi. E nemmeno una lettera old style, come quella che il premier invierà al corpo docente per illustrare la riforma a convincere delle buone intenzioni del governo. Lo sciopero del 5 maggio ci sarà, il primo unitario da otto anni. E Matteo Renzi si ritroverà con un altro fronte aperto non tanto con il sindacato (quello non gli fa molta paura), quanto con la sua minoranza interna. I fatti sono questi. Il governo ha presentato un piano di riforma della scuola. Come era successo per il lavoro tocca alcuni tabù, ad esempio il bonus per chi sceglie scuole paritarie. Poi il piano di stabilizzazioni, che ha anche alcuni controindicazione, come il tenere fuori parte dei precari della scuola. Risultato, Cgil, Cisl e Uil scuola uniti come non succedeva da anni. E nervi a fior di pelle nell'esecutivo.

Il ministro dell'Istruzione Stefania Giannini, sabato contestata da docenti, ieri si è sfogata. «Mi hanno insultata, parolacce irripetibili. Non mi hanno permesso di parlare, in un luogo pensato per discutere: una Festa dell'Unità. Erano disinteressati ad ascoltare quello che avevo da dire. Come li vuole chiamare, quei cinquanta di Bologna. Squadristi. Insegno linguistica da tempo e non trovo altro termine. Sono stata aggredita da cinquanta squadristi. Vivaddio, solo verbalmente».

Uscita che non è piaciuta al Pd. Per Roberto Speranza, leader di Area riformista «è un'affermazione che poteva risparmiarsi». L'ex viceministro Stefano Fassina ha bollato lo «squadristi» di Giannini come parole «inaccettabili». Ora «chieda scusa alla scuola».

Benzina sul fuoco. Perché si rafforza l'asse tra sinistra del Pd e Cgil. E si apre un fronte sul quale Renzi non è coperto nemmeno a «destra», nel senso che ieri sia Forza Italia sia Ncd hanno preso le distanze dal ministro.

Mariastella Gelmini, ex ministro dell'Istruzione, ha puntato i riflettori sul punto debole del disegno di legge «La buona scuola». Il governo, spiega, «non può discriminare tra abilitati di serie A, e B: in particolare, gli abilitati Tfa e Pas hanno il diritto di avere una risposta alle aspettative che lo Stato ha deliberatamente generato negli ultimi tre ann». Quindi, «le mobilitazioni dei docenti precari non possono essere ignorate».

La protesta è già in moto da tempo. Venerdì scorso c'è stato un primo sciopero e ora si prepara quello unitario dei Flc-Cgil, Cisl scuola, Uil scuola, Snals-Confsal, Gilda-Unams. Manifestazioni in piazza del Popolo e in altre città, compresa Milano. Proteste che il ministro ha preventivamente bocciato con toni durissimi. «Da una parte abbiamo una maggioranza di docenti abulica e dall'altra una minoranza aggressiva che strilla».

Un primo risultato i promotori della protesta lo hanno già ottenuto. L'Invalsi, l'istituto per la valutazione dell'istruzione, sta valutando di rinviare il test in calendario il 5 e il 6 maggio.

Ma l'esame del disegno di legge prosegue. Da oggi fino al primo maggio, la commissione Cultura della Camera esaminerà i 2.400 emendamenti. Poi l'aula l'11 maggio.

L'approvazione definitiva è attesa per giugno.

Commenti