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Il caso Open sulla prescrizione. Bonafede: rispetto per le toghe

Il «fine processo mai» bocciato da tutti tranne che dal Guardasigilli. Anm contro Renzi: le sue parole gravissime

Il caso Open sulla prescrizione. Bonafede: rispetto per le toghe

Il giorno dopo la fibrillazione nella maggioranza su prescrizione e riforma della giustizia, l'attacco del ministro Alfonso Bonafede è pesante: o la va o la spacca. A L'Aria che tira su La7, è chiamato a intervenire sull'inchiesta a tappeto, «la retata» per dirla con Matteo Renzi, che sta travolgendo la Fondazione Open. E di fronte al contrattacco del leader di Italia viva, che parla di persecuzione e «vulnus clamoroso nella vita democratica del Paese», il Guardasigilli non sfoggia garantismo né equidistanza. Si schiera dalla parte della magistratura e attacca ad alzo zero anche quella parte del Pd che esita.

«Pretendo rispetto della magistratura. Invito tutte le istituzioni ad avere rispetto per la giustizia e la magistratura - le parole di Bonafede -: i nostri magistrati lavorano da mattina a sera, spesso anche di notte per garantire i diritti e per assicurare che la giustizia funzioni. Tanti rischiano la vita per combattere anche contro le mafie». A rinforzare il concetto arriva una dichiarazione dell'Anm, l'Associazione nazionale magistrati: «Le dichiarazioni di un esponente delle istituzioni che, per reagire ad un'iniziativa giudiziaria, attacca personalmente i magistrati titolari dell'indagine sono gravissime». E ancora: «Se il tentativo è di intimidire i magistrati, è e resterà vano». Lo scontro è incandescente.

Se oggi il caso esplosivo riguarda Open, il tema di fondo resta la riforma della prescrizione del reato. Il testo del 9 gennaio 2019, n. 3 è già legge, anche se entrerà in vigore il primo gennaio 2020. La questione principale riguarda il decorso del termine di prescrizione, anticipato rispetto alla definitività del giudizio e individuato nel momento in cui diventa esecutiva la sentenza di primo grado. Con la sospensione della prescrizione, accusano tutti coloro che sono contrari, processi già lunghi diventerebbero «fine processo mai», come dice l'azzurro Enrico Costa.

Fi, con una proposta di legge proprio del responsabile Giustizia Costa, vorrebbe cancellare la nuova prescrizione. Dopo le aperture del Pd, un compromesso politico realistico sarebbe la proroga dell'entrata in vigore della legge, da inserire nel Milleproroghe. Ma la stretta dei 5stelle e del ministro Bonafede, con la sponda del premier Conte, è di ostacolo al dialogo trasversale. Bonafede, che ha confermato il no secco al rinvio, si è detto «convinto» di trovare «una soluzione, investendo sulla riforma del processo penale». Ma una volta entrata in vigore la legge, è difficile ipotizzarne modifiche. A questo punto si tratta di vedere se il Pd, con Renzi in piena burrasca giudiziaria, si sentirà di strappare davvero.

Gli interventi in commissione Giustizia confermano l'allarme delle Camere penali e persino di un magistrato come il sostituto procuratore di Napoli, Catello Maresca (della corrente moderata Unicost), che era stato chiamato proprio dai 5stelle. «La prescrizione non può essere sine die» e «una pena che arriva dopo troppi anni non rieduca», alcune delle frasi contro la riforma. «Una legge sciagurata» la sintesi degli avvocati penalisti. E l'Unione camere penali chiede un incontro col vicepresidente del Pd ed ex Guardasigilli Andrea Orlando, chiedendo un confronto sulle «proposte per la ragionevole durata del processo» a cui lavora il Pd.

La nave intanto va. In commissione è esclusa l'urgenza, per la quale servirebbe la maggioranza qualificata: bastano i soli 5stelle a bloccarla.

La questione è rimandata all'aula: se accetterà l'urgenza si andrà al voto prima della metà di dicembre, altrimenti si arriverebbe sotto Natale, con la possibilità concreta che eventuali dibattiti su modifiche o rinvii si incrocino con l'entrata in vigore della legge.

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