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Altro che sblocca Italia: autostrada Nuova Romea al palo per un cavillo

La Orte-Mestre ferma per un ingorgo burocratico. Il governo non ha mai inviato l'atto richiesto dalla Corte dei conti

Altro che sblocca Italia: autostrada Nuova Romea al palo per un cavillo

Roma - Si fa presto a dire «Sblocca Italia», ma uscire dalla palude della burocrazia che paralizza grandi e piccole opere non sarà facile. Soprattutto se chi deve risolvere i problemi è, in molti casi, l'artefice dell' impasse .

La notizia, infatti, è che la Corte dei conti ha ricusato il visto di legittimità alla delibera del Cipe che approva il piano per la realizzazione dell'autostrada Orte-Mestre (ossia la Nuova Romea), 396 chilometri che uniscono il Tirreno all'Adriatico collegando cinque Regioni. Si potrebbe pensare, visto l'elevato costo dell'opera (9,2 miliardi dei quali 1,8 di contributo statale a fondo perduto) che il «no» della magistratura contabile sia legato alla sostenibilità economica. E, invece, non è così: il controllo di legittimità riguarda la validità formale della delibera cui dovrebbe seguire a ruota il bando di gara. Non si tratta di soldi ma di norme, quelle che in Italia riescono sempre a metterti i bastoni tra le ruote.

Per narrare questa storia incredibile, però, occorre una piccola premessa. È l'8 novembre 2013: il Cipe, riunito dal governo Letta (ministro delle Infrastrutture era già Maurizio Lupi), dà l'ok alla Orte-Mestre, già prevista dalla legge Obiettivo del governo Berlusconi nel 2001, dichiarata di pubblico interesse nel 2003 e con progetto preliminare approvato dal ministro Altero Matteoli nel 2010. La crisi economica aveva congelato l'iter, ma il governo Letta (con il decreto del Fare) tira fuori una buona idea: defiscalizza gli oneri delle imprese che si aggiudicano un appalto e, allungando le concessioni, recupera successivamente quanto perso di Ires, Iva e Irap.

Nel decreto del Fare, però, c'è un busillis . Gli sgravi fiscali, infatti, non si applicano alle opere per le quali sia già stato pubblicato il bando né a quelle già dichiarate di pubblico interesse. Nel momento in cui la delibera Cipe viene inviata alla Corte dei conti per il visto (siamo a novembre 2013, ricordiamolo!), Palazzo Chigi si rende conto della difficoltà e aggiunge una postilla che possiamo sintetizzare così: «Cara Corte, non ti preoccupare del decreto, a breve emaneremo una norma che include anche la Orte-Mestre tra i progetti da defiscalizzare».

Nel frattempo cade il governo Letta e arriva Matteo Renzi, ma i contatti tra la Corte dei conti e l'esecutivo proseguono. I mesi passano e della norma nessuna traccia. Il 30 giugno 2014 i magistrati avvisano il governo che il 7 luglio si sarebbe riunito il collegio per esaminare la delibera. Insomma, un ultimo appello tipo la domanda a piacere del professore al liceo. La risposta dei tecnici è un po' vaga e si può riassumere così: «La defiscalizzazione si può dare per scontata, una norma ad hoc serve solo a ulteriore tutela dello Stato». La Corte dei conti (sia lecito antropomorfizzarla) non ci vede più e boccia: troppo alto il rischio di un contenzioso con l'eventuale vincitore del bando per assumersi il rischio del nulla osta.

Questa settimana arriverà in Consiglio dei ministri il decreto «Sblocca Italia». Il premier Matteo Renzi, annunciando l'ennesimo provvedimento che dovrebbe sturare l'ingorgo normativo (con annessi 4,5 miliardi in 5 anni da destinare alle opere più importanti), ha già goduto del suo quarto d'ora di celebrazioni gratis. Della Orte-Mestre nessuna menzione.

È lecito, quindi, domandarsi se ci si possa fidare di un'istituzione che in otto mesi non riesce a scrivere nemmeno tre righe.

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