Coronavirus

Al via la prima causa civile per i risarcimenti ma tra i parenti delle vittime è già scontro

Il 14 aprile inizierà il processo intentato da 500 familiari dei morti Covid

Al via la prima causa civile per i risarcimenti ma tra i parenti delle vittime è già scontro

Ci mancava solo il «contagio» della carta bollata. Il Covid non è - almeno non dovrebbe essere - materia per tribunali. Ma in un Paese dove tutto viene letto in chiave giudiziaria, anche la pandemia finisce al vaglio della magistratura. Con esiti imprevedibili, tanto nel bene quanto nel male. Fatto sta che è stata fissata per il 14 di aprile la prima «storica» udienza della causa civile - intentata contro Regione Lombardia, Ministero della Salute e Presidenza Consiglio dei Ministri - a cui hanno aderito 500 familiari delle vittime Covid di Brescia e Bergamo.

«Dopo le commemorazioni si torni a parlare delle responsabilità - fa sapere il coordinatore del team dei legali dell'azione civile -. Quanto successo in Italia ed in modo particolare in Lombardia non è stata una fatalità. A nostro parere, contro gli attori citati in giudizio sussistono fondate prove documentali. Le istituzioni si muovano per negoziare una transazione e si rendano disponibili ad una legge d'indennizzo per tutti i familiari delle vittime». Tradotto: oltre che ad ottenere giustizia, si punta anche ad ottenere congrui risarcimenti.

Tra le associazioni più attive nate sul dolore per i morti causati dal virus (e dagli errori umani ad esso collegati), figura «Noi denunceremo»: un gruppo sorto inizialmente con una semplice pagina Facebook, ma che poi nei mesi si è ampliato e ha promosso la causa civile. Ma il dibattito interno all'associazione sembra ora aver preso una piega problematica, a causa di una serie di accuse incrociate tra «infelici» esposizioni mediatiche e non meglio precisate contaminazioni «politiche». Di qui gli scontri e le polemiche.

Una criticità ben espressa da una «lettera aperta» pubblicata sul sito del gruppo, a firma di «Francesca Meloni, Co-fondatore del Comitato Noi denunceremo». La sua analisi non fa sconti a nessuno e in alcuni passaggi esplicita le tante - troppe - contraddizioni nate nel gruppo: «Ci stiamo avvicinando al triste primo anniversario di questa pandemia che ha stravolto le nostre vite e in molti casi anche il nostro stesso modo di essere e purtroppo parliamo e leggiamo sui giornali Frattura del Comitato, Il presidente ha ambizioni politiche, Il team dei legali ed il responsabile della comunicazione si dissociano dal comitato a causa di un post che attacca la procura». «Cosa diavolo è successo? - si chiede Francesca Meloni -. Io, pur essendo all'interno del direttivo, onestamente non l'ho ancora ben capito, o meglio, ero a conoscenza di alcune divergenze e diversità di vedute, ma non al punto di pensare che il nostro canale di comunicazione interno fosse completamente saltato». Mesta la conclusione della lettera: «La fiducia reciproca è inevitabilmente venuta meno e credo che questa sia una pesante sconfitta». Per tutti. Anche per quei poveri familiari morti di Covid.

Scomparsi in solitudine, senza nemmeno il calore di una mano amica.

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