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Il Cav su Forza Italia: non voglio chiuderla ma basta polveroni

Berlusconi smentisce di pensare ad archiviare la sua creatura. E sulla fronda interna: solo pretesti per ottenere visibilità

Il Cav su Forza Italia: non voglio chiuderla ma basta polveroni

«Due polveroni basati sul nulla». Il primo è quello sollevato dalle indiscrezioni che raccontano di un Silvio Berlusconi tentato dal chiudere Forza Italia, il secondo quello alzato da Raffaele Fitto e Daniele Capezzone che nell'Ufficio di presidenza di giovedì hanno votato contro la relazione dell'ex premier. Due questioni di cui il leader azzurro è costretto ad occuparsi anche nel week end. Della prima pubblicamente, con tanto di nota di smentita, della seconda solo nelle conversazioni private per ribadire che non esiste un problema di democrazia interna e che certe polemiche sono solo dei pretesti per cercare un po' di visibilità.

Un Berlusconi, dunque, deciso a rasserenare gli animi e tranquillizzare chi nel partito teme chissà quale rivoluzione. Che voglia chiudere Forza Italia, si legge nella smentita arrivata da Arcore, è una «notizia senza alcun fondamento». Come pure non è vero che si stia ragionando su un cambiamento di nome perché «Forza Italia è ormai nella storia di tutti noi». «Rimango letteralmente sconcertato – dice l'ex premier – nel leggere alcune vere e proprie fantasie riportate in articoli di cosiddetto “retroscena”, in particolare su La Repubblica , Il Giornale e Libero ». «Niente di più falso», continua Berlusconi. Peraltro, «fra le motivazioni di questa fantasiosa indiscrezione ci sarebbe anche l'indebitamento del movimento» quando «dovrebbe essere noto a tutti che i costi di venti anni di battaglie azzurre per la libertà sono stati garantiti da mie fideiussioni, delle quali risponderei dunque personalmente». Invece, conclude l'ex premier, «la recente decisione di far confluire i club in Forza Italia, così come l'impegno per la ricostruzione di una coalizione dei moderati, anche in vista delle imminenti elezioni regionali, dimostra che il movimento continuerà a svolgere pienamente un ruolo da protagonista per ritrovare l'unità del centrodestra nell'interesse del Paese».

Un altro «polverone basato sul nulla» è poi il caso Fitto-Capezzone. Perché, ripete più volte in privato Berlusconi, i problemi che pongono di fatto non esistono. Quella della democrazia interna, per esempio. Perché, è il senso dei ragionamenti fatti dall'ex premier, nei congressi comunali e provinciali votano tutti gli iscritti e di regola il candidato sindaco è chi prende più voti, così come i candidati consiglieri comunali o provinciali. Anche le primarie sono un pretesto perché, «abbiamo già deciso che si faranno tutte le volte che nella coalizione non c'è intesa su un candidato». Detto questo, in privato Berlusconi ribadisce da tempo di essere perplesso rispetto a un metodo, quello delle primarie, facilmente manipolabile. Senza contare che negli ultimi anni proprio le primarie per i sindaci hanno «prodotto il peggio del peggio», da Ignazio Marino a Giuliano Pisapia, passando per Luigi De Magistris, Leoluca Orlando e Marco Doria. E pretestuosa secondo Berlusconi è anche la richiesta di fare un'opposizione più radicale. «Noi siamo assolutamente all'opposizione», ripete a tutti i suoi interlocutori il leader di Forza Italia ribadendo che su economia, immigrazione, giustizia e politica estera gli azzurri non faranno sconti. Se poi sulle riforme il Pd fa proposte ragionevoli – è il ragionamento dell'ex premier – non lo si può ignorare. «Noi siamo liberali – ripete in privato Berlusconi – ed essere liberali significa non aver pregiudizi e giudicare le cose per quello che sono, anche se a proporle è la sinistra.

È quello che abbiamo fatto con l'abolizione del Senato».

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