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Quella cena con Romeo che babbo Renzi ancora non ha chiarito

Consip, il padre dell'ex premier deve spiegare l'incontro in trattoria. L'incognita Marroni

Quella cena con Romeo che babbo Renzi ancora non ha chiarito

Sarà una Pasqua serena a casa dei Renzi a Rignano sull'Arno. Di sicuro sulla tavola ci sarà un bell'agnellino fumante perché è «tradizione e non toccatemi la fiorentina», dichiara il carnivoro Matteo seduto sulla seggiola della Gruber. E di certo sarà un po' più spensierata, senza quel peso sul petto di babbo Tiziano coinvolto nel fracasso Consip. Anche se Matteo non dice «ah avete visto?» ma querela tutti quelli che hanno osato solo pensarlo. Alla Renzi, insomma.

La prima puntata della telenovela settimanale sull'azienda che assegna gli appalti della pubblica amministrazione è iniziata infatti con la caduta di un'accusa per Tiziano Renzi, indagato per traffico illecito di influenze. La svolta nell'indagine è arrivata dal capitano del Noe Giampaolo Scafarto indagato per falso in quanto pare abbia alterato le intercettazioni al fine di collegare il padre dell'ex premier all'imprenditore Alfredo Romeo (in carcere per presunte tangenti). Ciò ha anche scatenato un duello tra i pm di Roma e Napoli con l'interessamento del Csm e del ministro Orlando che ordina controlli sui carabinieri.

Ma l'agnello dei Renzi potrebbe ancora rimanere per traverso. Tiziano ha ancora due cosine da chiarire. Quella cena tra Tiziano, Romeo e Carlo Russo (l'amico imprenditore dei Renzi) in una trattoria romana di cui parla il commercialista napoletano Alfredo Mazzei. E l'accusa dell'ad di Consip, Luigi Marroni, scelto proprio dal governo Renzi per guidare la Centrale acquisti dello Stato, che denuncia pressioni di Tiziano Renzi e Denis Verdini. Ora che l'inchiesta riparte in pratica da zero, con perquisizioni a tappeto nella sede di Consip, Marroni potrebbe essere ascoltato di nuovo dai pm come persona informata sui fatti. Si attende solo la convocazione. E questa volta la sua denuncia potrebbe essere determinante. Può solo confermare perché se ritrattasse tutto rischierebbe l'accusa per calunnia. Alle telefonate non risponde, solo sms, dove si limita a dire che «solo un pazzo potrebbe inventarsi quello che ho detto». Il governo per ora lo difende sostenendo che non ci sono gli estremi per rimuoverlo. Anche se per il 28 aprile è fissato il voto in Senato di una mozione presentata da 73 parlamentari dell'opposizione che chiede l'azzeramento dei vertici Consip. Per evitare di andare sotto, Gentiloni potrebbe giocarsi la carta «licenziare Marroni» che a quel punto spiffererebbe tutto su questa fosca storia.

Il ruolo di attore non protagonista della trama Consip va oggi al sindaco di Rignano sull'Arno, Daniele Lorenzini, amico e medico di famiglia dei Renzi, che per restare in tema è stato ospite di Un Giorno da Pecora dove ha raccontato di aver «solo sentito una battuta intorno ad una grigliata e con un buon bicchiere di vino: Non frequentare certa gente, ha detto il generale dei carabinieri Saltalamacchia mentre Tiziano cuoceva la bistecca».

Tutto confermato: ai Renzi piacciono le fiorentine.

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