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Le cene elettorali di Sala? Gestite da una società che ha lavorato per Expo

Dopo le amnesie e le «coincidenze» sulle sue case di vacanza, il candidato della sinistra a Milano incappa in un nuovo pasticcio che preoccupa il Pd. E Renzi dubita della vittoria

Le cene elettorali di Sala? Gestite da una società che ha lavorato per Expo

Preoccupazione, e anche un po' di malumore: così nei vertici romani del Pd, si sta vivendo lo stillicidio di rivelazioni sui pasticci grandi e piccoli combinati da Giuseppe Sala, candidato sindaco del Pd a Milano. Perdere Palazzo Marino sarebbe un guaio grosso. E si dice che lo stesso Matteo Renzi, che la candidatura di Sala ha fortemente voluto, convinto che garantisse non solo la vittoria ma anche una governance di Milano meno ingestibile di quella di Giuliano Pisapia, cominci a dare segni di nervosismo. Il problema è che Sala aveva una immagine quasi aureolata fin quando Expo finanziava giornali e tv a 360 gradi, ma entrato nelle procelle della politica si sta rivelando vulnerabile. In particolare l'ultimo scivolone, quella della casa a Pontresina, in Svizzera, che il manager si è «dimenticato» di indicare nella dichiarazione giurata cui era tenuto dalla legge sulla trasparenza, è parso uno sbaglio grossolano per uno che aspira a fare il sindaco di una grande città. Anche perché il guaio della casa in Engadina arrivava dopo le mezze verità, per non dire bugie, raccontate da Sala sui suoi rapporti con Michele De Lucchi, architetto di chiara fama che lavorava in contemporanea per la sua villa al mare e per i padiglioni di Expo.

Questo tema dei rapporti «paralleli» di Sala con professionisti e imprese che hanno lavorato per Expo, e che ora riaffiorano al suo fianco, viene rilanciato da una notizia che ieri è apparsa sul sito Affaritaliani.it. Si parla delle cene elettorali, ovvero per raccolta fondi, che in questi giorni stanno accompagnando la campagna di Sala in vista del voto per le amministrative di fine primavera. Si racconta della cena che a Londra il prossimo 13 maggio vedrà Mr Expo attovagliato col bel mondo del business italo-inglese, organizzata da Davide Serra, il finanziere legato strettamente a Matteo Renzi. Poi si aggiunge che la cena londinese sarà seguita da un evento analogo a Milano, e qui iniziano i dolori. A mangiare (e a scucire quattrini), ci saranno il solito Serra, stavolta in trasferta milanese, e altri vip del mondo un po' patinato e un po' politicamente corretto che sostiene la candidatura di Beppe Sala. Ma chi organizza l'evento? Matteo de Brabant, fondatore di una agenzia di comunicazioni ed eventi che si chiama Jakala. Ebbene, Jakala fa parte del vasto mondo di imprese che con Expo ha fatto business e fatturato. Nell'ottobre 2014 Jakala Events è stata assorbita da Uvet, il gruppo leader in Italia per i servizi al turismo, e ha preso il nome di Uevents.

Alla grande torta di Expo, Uvet ha partecipato abbondantemente, sia nell'area direttamente commerciale, comprando quantità colossali di biglietti (mezzo milione di biglietti, secondo quanto dichiarato da Luca Patanè, amministratore di Uvet) e rivendendoli, e soprattutto acquisendo contratti di gestione del budget per logistica e eventi di una serie impressionante di padiglioni: tredici, un quinto del totale a partire da quello degli Stati Uniti. Uvet e UvetLab, supportata da Uevents, cioè dalla vecchia Jakala, compaiono nell'albo dei fornitori di Expo. Sintetizzando, prima fanno affari con l'Expo di Sala e poi raccolgono soldi per la campagna dello stesso Sala come candidato sindaco. Una commistione di cui verosimilmente dovrà occuparsi anche la commissione d'indagine che il Consiglio comunale di Milano ha varato per analizzare i veri conti dell'esposizione universale: e che oltre dei bilanci, non del tutto trasparenti, potrebbe chiedere di mettere sotto il microscopio le centinaia di affidamenti senza gara in nome dell'urgenza.

E che in almeno due casi vanno ad amici di Sala.

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