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Il centrodestra si mobilita: non lasciamo il No a Grillo

L'ex presidente del Senato Schifani riunisce 120 ex parlamentari: la riforma Boschi è pericolosa

Il centrodestra si mobilita: non lasciamo il No a Grillo

L a Sala Zuccari di palazzo Giustiniani è affollata. Tanti ex parlamentari, in 120 hanno aderito all'iniziativa di Renato Schifani. E tanti giovani, che vogliono saperne di più su «Le ragioni del No», al referendum costituzionale.

Aprendo il convegno, l'ex presidente del Senato dice: «Quella del governo Renzi è una brutta riforma, sbilanciata, perché all'introduzione del monocameralismo coniuga una legge iper maggioritaria, approvata a colpi di fiducia dal governo, che affida al segretario del partito vincente il controllo dell'unico ramo del Parlamento». Schifani esorta alla mobilitazione soprattutto i giovani, creando una task force sul territorio per convincere gli indecisi. Il senatore azzurro è disponibile a confrontarsi anche attraverso una email creata per l'occasione: «schifaniperilno gmail.com».

Critica il premier, «che prima ha posto la fiducia sulle regole elettorali e ora si sta affrettando per cambiarle pur di vincere il referendum». Illustra i tanti punti negativi del ddl. «Consente, con solo 366 voti, di porre facilmente sotto accusa il capo dello Stato. Ricordo che chi vince con l'Italicum si prende 340 deputati. Si potrà eleggere il presidente della Repubblica con i 3/5 dei presenti in Parlamento, giocando quindi sulle assenze più che sulle presenze». E poi il governo «può imporre alle Camere di approvare un provvedimento urgente nel termine massimo di 70 giorni, comprimendone quindi l'autonomia». Quanto all'immunità, è estesa «anche in flagranza di reato a sindaci e consiglieri provinciali che comporranno il nuovo Senato». Schifani contesta le somiglianze con la riforma targata Pdl del 2006: «Era molto più efficace, perché anzitutto garantiva la stabilità dell'esecutivo, rafforzava la figura del premier ma introduceva la norma anti ribaltone, contro i cambi di maggioranza nella stessa legislatura. Nella riforma Renzi maggioranza e governo possono cambiare senza alcun vincolo, sovvertendo il mandato elettorale dato dai cittadini».

Per il presidente emerito della Corte Costituzionale Antonio Baldassarre, «è importante che il centrodestra si presenti compatto» nella campagna per il No, perché «c'è la percezione che sia tutto Grillo contro Renzi». Il costituzionalista avverte che se parte del centrodestra si disimpegnasse, vorrebbe dire «chiudere bottega, perché non avrebbe più avvenire» e sarebbe inutile presentarsi nel 2018 alle elezioni «per raccogliere percentuali risibili». Baldassarre spiega che la riforma Boschi non è solo «scritta male», ma avrebbe «effetti pratici» negativi. Ad esempio, la «pistola puntata, costituzionale s'intende» contro il capo dello Stato perché il suo rinvio a giudizio può essere deciso da «un numero di voti che la maggioranza sicuramente avrà». Quanto all'Italicum, figlio dello stesso progetto del ddl Boschi, «difficilmente supererà il vaglio della Consulta, perché ripete gli stessi vizi» del Porcellum, bocciati dall'Alta corte.

Netta la bocciatura della penalista Giulia Bongiorno: «La Costituzione dev'essere un limite al potere politico, invece stavolta è diventata un atto politico. È stata azzannata, decurtata, non guarda al futuro come quella del '46, ma appena al 4 dicembre. Perché a Renzi interessa solo di vincere il referendum».

Al convegno interviene anche l'ex segretario della Cisl Raffaele Bonanni e il presidente dei senatori di Fi Paolo Romani, che avverte: «Se vincerà il No ci sarà una nuova partita, se vincerà il Sì ci sarà una partita con un solo giocatore in campo».

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