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Centrodestra unito contro il caro Iva

Centrodestra unito contro il caro Iva

M entre la crisi italiana di metà agosto si svolge fra colpi di scena disperati e pasticciati, per dare vita ad alleanze innaturali, emerge una novità finanziaria europea che sconvolge i piani.

È l'entrata in azione del bazooka della Bce, con politiche monetarie non convenzionali e l'acquisto del debito pubblico e di quello di enti pubblici e privati degli stati dell'euro. Al vertice della Bce ora c'è la francese Christine Lagarde, fino a poca mesi fa direttore generale del Fmi, che non farà sconti sulle regole di bilancio e sul debito che gli Stati dovranno rispettare per accedere a questo beneficio, e poter ridurre il costo del loro nuovo debito. Questo «bazooka», lanciato da Draghi, serve non solo ai bilanci pubblici, perché sgombera il mercato da una parte dei titoli in circolazione e facilita le nuove emissioni. Serve anche agli investimenti pubblici e privati perché aiuta le banche a liberarsi da debito pubblico nel portafogli e far prestiti all'economia. Ma la condizione per ottenere gli acquisti di debito pubblico della Bce è di non violare le regole di buona gestione del bilancio e di riduzione del rapporto tra debito pubblico e Pil (prodotto nazionale). Il nostro deficit del 2020, secondo la Commissione Europea, in linea di principio non può eccedere l'1,9%. Ma l'Italia deve disinnescare la clausola di salvaguardia dell'Iva, pari a 24 miliardi, cioè lo 1,25% circa del PIL monetario del 2020, per evitare che salga dal 22% al 25% per l'aliquota normale e dal 10% al 13% quella ridotta. «Mission impossible» per un governo gialloverde, per uno Pd- Cinque stelle e ogni altro. Tranne un governo dei partiti di centrodestra che, tramite Forza Italia, può trattare il tema con la Commissione Ue, attraverso i canali del Ppe, cui appartiene il capo della Commissione. Una deroga al deficit sarebbe ammessa per investimenti, spese per la formazione professionale, riforme che rendano flessibile il mercato del lavoro irrigidito dal Jobs Act del Pd e dal decreto Dignità dei pentastellati e che sveltiscano le procedure del mercato, impacciate da controlli cavillosi e da processi senza fine.

Per disinnescare l'Iva, il centro destra ha un mezzo agli altri precluso: accantonare il reddito di cittadinanza, che ora riguarda un milione di persone, con aiuto medio di 5,5 mila euro annui ossia costo di 5, 5 miliardi. Nel 2020, può riguardarne 2 -3 milioni, con un costo fra il doppio e il triplo. Dei 23 miliardi che servono, 8 li danno le maggiori entrate della fatturazione elettronica e l'aumento di gettito sul PIL dell'Irpef, che dipende dalle sue aliquote progressive basate sul reddito nominale. 10 miliardi li può dare la trasformazione del reddito di cittadinanza in aiuto ai soli indigenti e in sovvenzione alle imprese per formazione professionale, 1 miliardo la modifica ai criteri di prepensionamento con quota 100. Per i pochi altri, bastano rapide economie di spesa. Un anticipo della flat tax per uno 0,5 di PIL non farebbe salire il debito del 2020 perché riguarda l'imponibile del 2021. E frattanto vi sarebbe anche più gettito per emersione di imponibili sommersi o estero-vestiti. Invece, lo sgravio contributivo proposto da PD e Di Maio va subito a bilancio e riduce il finanziamento delle pensioni. Ergo, solo il centrodestra può dire «yes we can»: sì, lo possiamo fare.

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