Politica

Centrodestra unito, sì di Maroni: il problema non è Ncd ma Alfano

Il governatore della Lombardia è pronto a ragionare di alleanze ma suona la carica: «Il sistema del centrodestra lombardo è l'unico che va esportato a livello nazionale»

MilanoLo scontro al veleno con il ministro di Mare nostrum Angelino Alfano, ma anche un'irresistibile voglia di veder nuovamente unito il centrodestra e tornare a essere «forza di governo». Perché la vittoria alle elezioni regionali nell'un tempo bulgara Emilia Romagna, ha convinto la Lega che si potrebbe anche non morire renziani. Con la parabola del premier forse destinata al declino ben prima di quanto ci si aspettasse dopo che il mito del 41 per cento alle Europee è già andato in frantumi con i 700mila voti persi.

Ecco perché alle parole di lotta della campagna elettorale, dal Carroccio son già seguite quelle di governo. E non è un caso che dopo il mese all'attacco del guastatore Matteo Salvini, a far capolino sia ora il volto più istituzionale dell'ex ministro e oggi governatore Roberto Maroni. Dell'altro giorno il duello rusticano via Twitter con Alfano, reo di aver detto della Lega che «non è possibile immaginare un centrodestra guidato dalla destra estrema». Immediata la replica di Maroni con vocaboli non proprio istituzionali. «Cazzate: la Lega è un partito di successo, con idee concrete e uomini liberi e capaci». Ieri il passo avanti con il governatore pronto a ragionar di alleanze. «In Regione Lombardia il centrodestra governa unito. È un sistema che evidentemente funziona e per questo ho la pretesa di dire che può funzionare anche fuori». Più di un appello a ritrovare l'unità. Alfano e Silvio Berlusconi? «Io - aggiunge - non vorrei parlare di nomi, ma di progetti. Il sistema del centrodestra lombardo va esportato». Certo, ora le Lega comincia a immaginare un ruolo da protagonista. Forse addirittura di poter dare le carte nel gran gioco di una politica che tra le probabili dimissioni del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e la voglia di Matteo Renzi di forzare la mano e andare subito a elezioni, si rimette in moto. E così a Maroni già scappano le condizioni. «Ncd e Alfano per entrare nella coalizione devono uscire dal governo Renzi. E Fi con Silvio Berlusconi tornino a far l'opposizione, perché oggi a farla è solo la Lega».

Ecco le regole (dal versante leghista) per rimettere insieme la squadra. Al di là del fatto che Salvini possa essere o meno il «goleador», come in un primo slancio era sfuggito allo stesso Berlusconi. Il cronoprogramma non è poi così misterioso. «Alfano e Fi - sottolinea Maroni - devono decidere. Se sarà in tempo utile per le prossime elezioni, si potrà ricostruire il centrodestra, altrimenti ognuno andrà per la sua strada». Due strade. Ma anche dal tono di voce si capisce che Maroni lavora per la prima. Per quell'unità che è tornata a essere il faro di un centrodestra che ricomincia a pensare di poter tornare al governo. Anche presto.

Diplomazie al lavoro, i cui ponti son già minati da Salvini. «Distinguiamo Angelino Alfano che è ministro dell'invasione, dal resto del partito che sta lavorando bene con noi in Veneto e Lombardia», ha detto ieri uscendo dal consiglio federale che ha disegnato la nuova Lega. «Il centravanti? Berlusconi ha nominato Salvini per creare scompiglio e infatti è venuto giù un putiferio - ha detto ieri Flavio Tosi alla Zanzara - Ma il leader del centrodestra lo decidono gli italiani con le primarie. E se si votasse oggi, vincerebbe comunque Berlusconi».

Un'altra dimostrazione che la partita è apertissima.

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