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Il centrodestra unito si prende Trento: 46,7%. Crollano i feudi rossi

Fugatti vince in Trentino. A Bolzano exploit dell'ex grillino. E l'Svp ora guarda alla Lega

Il centrodestra unito si prende Trento: 46,7%. Crollano i feudi rossi

Avanza il centrodestra, la Lega diventa il primo partito in tutto il Trentino e a Bolzano, crollano due roccaforti del centrosinistra. Un terremoto scuote le province autonome dove la crescita della Lega apre a grandi novità. Il leghista Maurizio Fugatti è il nuovo presidente della provincia di Trento: il partito di Salvini ha conquistato il 27,1 per cento e grazie a una coalizione di centrodestra con Forza Italia, Fratelli d'Italia e altre liste civiche locali raggiunge il 46,7%. Una percentuale che, per il sistema elettorale in vigore in Trentino, consente all'alleanza che ha sostenuto Fugatti di conquistare un premio di maggioranza di 20 seggi su 35.

Anche in Alto Adige la Lega ha fatto il botto: a Bolzano città ha raccolto il 27,8% facendo il pieno di voti degli elettori di lingua italiana. La Südtiroler Volkspartei è scesa dal 45,7 al 41,9, un risultato che tutto sommato era nelle previsioni del presidente uscente della Provincia, Arno Kompatscher, che aveva indicato come argine il 40 per cento. Ora la Svp è davanti a un bivio perché con i suoi 15 seggi su 35 deve stringere accordi per avere la maggioranza: il vecchio patto con il Pd è franato perché il Partito democratico si è dimezzato dal 6,7 per cento del 2013 (con 2 seggi) al 3,8 di oggi (1 solo seggio).

Assieme alla Lega, in Alto Adige è cresciuto un personaggio inatteso, Paul Köllensperger. Cinque anni fa fu eletto con i Cinque stelle ma la primavera scorsa ha annunciato di volere fare una lista tutta sua perché non voleva più fare un'opposizione troppo accomodante verso la coppia Svp-Pd. Il transfuga ha triturato la lista ufficiale dei pentastellati, ferma al 2,4 per cento, e con i suoi 6 seggi il Team Köllensperger è un serio candidato all'accordo con i popolari sudtirolesi. La proposta è stilare un contratto con Kompatscher sul modello di quanto hanno fatto Salvini e Di Maio a Roma. L'alternativa sarebbe un accordo con i 4 consiglieri della Lega ed è questa una prospettiva realistica, perché la Svp ha sempre cercato di tenere buoni rapporti con il governo centrale. Il sistema elettorale altoatesino è un proporzionale puro, quindi ora si apre la fase delle trattative per formare la nuova maggioranza e sarà interessante vedere come si muove la Svp, finora abituata a spadroneggiare senza fare troppe concessioni.

Ma è a Trento che sono puntati gli occhi del centrodestra a traino leghista. L'unità della coalizione ha avuto un effetto moltiplicatore sull'avanzata delle truppe di Salvini. Fugatti ha interrotto un ventennio di supremazia del centrosinistra alleato con gli autonomisti trentini del Patt. Ma il primo a minare questo dominio è stato lo stesso Pd, quando ha deciso di candidare a presidente l'ex senatore veltronian-renziano Giorgio Tonini e di scaricare il presidente uscente, Ugo Rossi. I grillini sono fermi al 7,1 per cento.

Ora la domanda è se la formula che ha funzionato in Trentino sarà confermata nel resto d'Italia. Matteo Salvini ha esultato per il «risultato storico» senza il minimo cenno all'unità del centrodestra: «I voti veri, i cittadini, gli italiani, non ascoltano professoroni, giornaloni, criticoni e burocrati europei, ma chiedono alla Lega di andare avanti con forza ha detto -. Per me sarà un onore proseguire, con coraggio e determinazione, sulla strada del cambiamento». Per il ministro dell'Interno il voto in Trentino Alto Adige è stato «un giudizio sull'attività del governo dopo quattro mesi», quindi avanti con l'esecutivo gialloverde: «Non farei mai mezzo sgambetto al governo del cambiamento per calcolo elettorale.

Non vado all'incasso, c'è un contratto e lo onoro fino in fondo».

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