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"Cercai di salvare Banca Etruria con gli sceicchi"

Il faccendiere Valeriano Mureddu spiega i suoi rapporti con Pier Luigi Boschi

"Cercai di salvare Banca Etruria con gli sceicchi"

"Sì, sono massone ma due anni in sonno…”. Si presenta così al Corriere della Sera, Valeriano Mureddu, il faccendiere che cercò di aiutare il papà della Boschi a salvare Banca Etruria.

Negli uffici romani del professor Petrik “tra giugno e luglio del 2014, in due occasioni, - spiega Mureddu - a distanza di una decina di giorni, ci incontrammo io, l’allora vicepresidente di Banca Etruria Pier Luigi Boschi e il mio amico Flavio Carboni che mi presentò al Boschi”. Fatto confermato a più riprese anche dallo stesso Carboni. I rapporti tra il massone sardo e il papà della Boschi cominciano dieci anni fa quando lui era il presidente della cantina sociale del Valdarno. “Con lui e il presidente di Banca Etruria, Lorenzo Rosi, ci vedevamo al bar Cristallo…” ma Maria Elena Boschi “non l’ho mai conosciuta…”, racconta Mureddu.

È Boschi a chiedergli se conosceva "qualcuno molto preparato che potesse ricoprire il ruolo di direttore generale dell’Etruria” e Mureddu, allora lo disse a Carboni il quale “per fare un favore a me” interpellò l’ex esponente della Lega Gianmario Ferramonti che gli consigliò il banchiere Fabio Arpe ma, alla fine, fu scelto Daniele Cabiati.“Per Boschi feci dell’altro. - racconta ancora Mureddu - Tramite le mie conoscenze, ottenni un interessamento della famiglia reale del Qatar, Al Thani, che col fondo Qvs era pronta a salvare Banca Etruria. Pure stavolta però non se ne fece niente".

L'intervista si chiude con un accenno sui suoi rapporti col premier:“L’ultima volta che parlai con Matteo fu quando era ancora sindaco di Firenze".

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