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La certezza dei giudici: condotta senza macchia

Nelle ultime settimane i comportamenti del Cav analizzati con attenzione. Da qui la sentenza

La certezza dei giudici: condotta senza macchia

Per tre volte, su ordine del tribunale di Milano, diversi organi di polizia hanno scavato in queste settimane sulla vita di Silvio Berlusconi. Le Questure di Milano e di Roma e i carabinieri di Monza hanno analizzato i comportamenti pubblici e privati del Cavaliere. E i loro rapporti sono alla base della ordinanza che ieri restituisce all'ex presidente del Consiglio lo status di incensurato, cancellando dalla sua fedina penale la vecchia condanna per i diritti tv. Tutte le relazioni dicono infatti che la condotta di Berlusconi è regolare e senza macchie. Ed è per questo che i giudici hanno ritenuto dimostrato il requisito più importante per concedere la riabilitazione: la buona condotta.

È di quattro pagine l'ordinanza depositata venerdì sera da Giovanna Di Rosa, presidente del tribunale di sorveglianza di Milano, e firmata insieme a lei dal giudice Gloria Gambitta, competente per i cognomi che iniziano per B. Nel provvedimento si dà atto che la pena di un anno di reclusione (il resto era stato cancellato dall'indulto) è stato scontato attraverso l'affidamento in prova ai servizi sociali, e che l'8 aprile 2015 lo stesso tribunale aveva dichiarato espiata la pena visto l'esito positivo dell'affidamento. I giudici ricordano che Berlusconi già nel luglio 2013 aveva risarcito le parti civili del suo processo, versando oltre dieci milioni al fisco, 35mila euro di spese legali all'avvocatura dello Stato e ben un milione e mezzo di spese processuali al ministero della Giustizia.

Per affrontare il tema cruciale della buona condotta, i giudici ricordano che la valutazione del comportamento del condanna va fatta considerando unicamente i tre anni successivi al giorno in cui la pena è stata dichiarata espiata. Una recente decisione della Cassazione, d'altronde, stabilisce che i comportamenti precedenti alla sentenza non abbiano alcuna conseguenza sull'istanza di riabilitazione, anche se dovessero avere «chiara valenza negativa». E comunque i giudici ricordano che dopo quella per i diritti tv Berlusconi non ha ricevuto alcuna altra condanna, né per fatti precedenti né successivi all'affidamento in prova.

Decisive, a quel punto, erano le informazioni raccolte da polizia e carabinieri nel corso di quella che i giudici definiscono una «complessa istruttoria». Le risposte sono arrivate da Milano il 26 aprile, da Monza il 3 maggio e da Roma il giorno successivo. E tutte attestano la piena regolarità dei comportamenti del Cavaliere. Nel corso dell'affidamento, per due volte Berlusconi è stato denunciato, probabilmente da privati cittadini: per diffamazione a Torino, per voto di scambio in provincia di Modena. Ma entrambi i procedimenti sono stati archiviati per manifesta infondatezza.

Certo, restava l'ostacolo più vistoso, ben chiaro fin dall'inizio ai difensori del leader di Forza Italia: i processi, che lo vedono imputato per corruzione in atti giudiziari, per i soldi versati ad una serie di testimoni del caso Ruby. Il provvedimento dà atto dell'esistenza di procedimenti penali davanti alle autorità giudiziarie di Milano, Roma e Torino. Ma nell'ordinanza si spiega che l'orientamento della Cassazione in casi analoghi è stato preciso: i carichi pendenti non sono di per sé un ostacolo alla riabilitazione, perché fino alla condanna definitiva il cittadino ha diritto di essere considerato innocente.

Così Berlusconi viene riabilitato, in base alla presunzione di non colpevolezza stabilita nella Costituzione.

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