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Charlie è americano. Ma resta un ostaggio

Gli Usa gli danno il passaporto, ma il giudice avverte: «Per trasferirlo serve il mio consenso»

Charlie è americano. Ma resta un ostaggio

Charlie Gard l'americano. Il Congresso degli Stati Uniti ha concesso ieri la residenza permanente al bambino inglese di 11 mesi ammalato di sindrome di deplezione dei dna mitocondriale e che rischia di vedere staccata la spina del respiratore che lo tiene in vita. L'annuncio lo ha dato ieri via twitter il deputato repubblicano del Nebraska Jeff Fortenberry. Lo scopo, naturalmente, è quello di aprire la strada a un possibile trasferimento negli States del bimbo e dei suoi genitori (a cui è stato esteso il provvedimento) per sottoporlo al protocollo sperimentale americano.

Una svolta? È presto per dirlo. È tutto da vedere infatti che il «passaporto sanitario» concesso dagli Usa a Charlie e ai suoi permetta agli americani di dare le carte in questa snervante partita con risvolti medici, umani, etici e legali. Le fonti legali sono concordi infatti nell'attribuire ancora all'Alta Corte di Londra la decisione sulla sorte del piccolo. Quella stessa corte che, dopo varie sentenze e ricorsi, aveva già deciso per la morte di Charlie, salvo essere poi sollecitata a un altro giudizio dalla famiglia Gard e anche dai medici del Great Ormond Street Hospital, in cui il piccolo è ricoverato, in seguito ai nuovi protocolli sperimentali suggeriti dai medici americani. Il giudice monocratico Nicholas Francis potrebbe essere molto irritato da questa forzatura che arriva da Oltreoceano. «Sarebbe sbagliato pensare che Charlie possa essere trasferito senza il mio assenso», ha detto il giudice, che più volte ha ripetuto che cambierà il suo giudizio soltanto se i medici del Gosh saranno convinti a loro volta di dare una chance al bambino. Non solo, emerge un altro paradossale risvolto. Se infatti il bambino contro il volere dei medici inglesi e del giudice dovesse essere sottoposto a trattamenti che gli procurino sofferenze inutili, i genitori potrebbe essere arrestati.

Insomma, i genitori di Charlie non hanno alcun motivo di ottimismo. I medici inglesi non sembrerebbero essere stati convinti dal consulto con Michio Hirano, il neuroscienziato americano volato dagli States per visitare Charlie. Hirano è convinto che trattando Charlie con il protocollo sperimentale che vede coinvolto anche il Bambino Gesù di Roma ci sarebbero dalle 10 alle 50 possibilità su cento di migliorare la sua condizione, ma il consulto di oltre cinque ore tra il medico americano e quelli inglesi avrebbe lasciato freddini questi ultimi. Al drammatico incontro era presente anche Connie Yates, mamma di Charlie, che racconta a un quotidiano inglese: «Hirano ha chiesto una nuova risonanza magnetica e un elettroencefalogramma di 30 minuti, ma il Gosh ha preferito un Eeg più lungo, che aveva richiesto il giudice. Abbiamo facilitato gli esperti in tutti i modi possibili. Charlie sarà sottoposto ad altri test a breve». Connie ha anche postato una fotografia scattata nei giorni scorsi in cui il piccolo sembra osservare un pupazzo rappresentante un'ape. Lo scopo quello di dimostrare che il piccolo non sarebbe affatto cieco (oltre che sordo e con gravi lesioni al cervello) come sostengono i medici del Gosh.

Domani probabilmente si svolgerà una nuova udienza sul caso.

La sentenza dovrebbe arrivare il prossimo 25 luglio.

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