Cronache

Quando la vita (e la morte) si tengono mano nella mano

L'amore indissolubile di Maxine e Don Simpson, legati anche nell'attimo di dire addio al mondo

Quando la vita (e la morte) si tengono mano nella mano

L'immagine di Don e Maxine Simpson, sposi da 62 anni, mentre muoiono a distanza di quattro ore uno dall'altra in due letti d'ospedale affiancati, tenendosi la mano, ha fatto giustamente il giro del mondo, suscitando sentimenti che potrebbero apparire incompatibili: strazio per la fine di qualcosa di incommensurabilmente bello, ma che sta per morire (con loro morirà infatti anche il loro amore), e al tempo stesso un filo d'invidia per ciò che Don e Maxine sanno dell'amore in quel supremo istante. Alla domanda «che cos'è l'amore?» loro, nel momento estremo della vita, possono rispondere con parole che noi non sappiamo, con una consapevolezza ignota alla maggior parte di noi.

Immaginiamo soltanto la quantità di vita che si condensa in quelle due mani, la quantità di memoria che scorre in quel contatto, in nulla inferiore a quello che unisce Dio e Adamo al centro della volta della Cappella Sistina. Immaginiamo che la loro mente abbia ancora la forza - del resto minima - di ricordare il primo sguardo, quando giovanissimi sentirono nascere dentro di sé qualcosa di nuovo. Immaginiamo la circostanza in cui avvenne il loro incontro: banale, quotidiana come tutti gli istanti nei quali il Destino viene a farci visita. Per quello che mi riguarda, alla vista di quell'immagine mi sono ricordato del mio nonno paterno, le cui ultime parole, pochi istanti prima di morire, sembra siano state queste: «Sto benissimo».

Tutte le grandi avventure della vita - e la nascita di un amore è senza dubbio una delle avventure in assoluto più grandi - portano con sé una promessa spropositata: che sia per sempre. Per sempre! E cosa può essere per sempre? Dopo due, tre anni, sette per i più robusti, quella promessa va in cenere. Il fallimento sembra essere così, come diceva Leopardi, la condizione normale della vita umana. Eppure, come ci aggrappiamo a questa misera vita! Anche moribondi, dementi, anche quando la vita sembra ridursi a una vuota somma di giorni a giorni, di ore a ore, con quanta tenacia restiamo attaccati all'al di qua! Una delle ragioni di questo è che tutti noi sentiamo la vita come qualcosa di incompiuto, come un discorso al quale manca l'ultima parola. E allora ci attacchiamo, con ansia. Davanti a questa incompletezza, e all'inevitabile insoddisfazione che ne segue, due sono gli atteggiamenti possibili.

Il primo è la distrazione. Dimenticare la morte, dimenticare l'incompletezza cercando dei sostituti: il divertimento, i soldi, il sesso, la cultura (sissignori), e soprattutto il successo: io l'ho conosciuto per breve tempo e vi assicuro che ha il potere di dissipare, almeno per un po', molti fantasmi. Ciò che, alla fine di un cammino come questo, possiamo dire dell'amore è pressappoco quello che un'ape potrebbe dire alla fine della propria giornata: un fiore, un altro fiore...L'altra possibilità è quella di sfidare il tempo, che tutto corrode, con un atto di fiducia enorme: se l'amore che è nato ha dentro di sé una promessa infinita, allora scommettiamo su questa promessa tutto quello che siamo, tutto quello che abbiamo, tutto il tempo e lo spazio, insomma tutto.

Chi è capace di tanto? Una vita così non si può progettare, perché nessuno può progettare di conservare per sempre la felicità. Noi siamo barchette nell'oceano, e quando arriva la tempesta c'è ben poco da fare. Tuttavia, se progettare non si può, qualcosa in noi è sempre libero: il nostro sguardo. Il tempo ci offre mille occasioni di smarrimento: Don conosceva bene i difetti di Maxine e viceversa, e non è detto che questo fosse piacevole. È difficile che in 62 anni (ma se è per questo anche in mezz'ora) uno non trovi nell'altro qualcosa di insopportabile. Uno dei due, o tutti e due, avrebbero anche potuto decidere che questo era troppo, e allora fine dell'avventura. Ma Don e Maxine, anche di fronte ai limiti l'uno dell'altra, hanno scelto di conservare nello sguardo l'impronta di quel primo istante d'amore: un istante d'amore non voluto, non programmato, ma trovato, proprio come si trova un tesoro, o come si vince una lotteria, o ricevuto in regalo un giorno, quando nel momento meno atteso suona il campanello di casa.

538em;">Questa positività piena di coraggio è ciò che Don e Maxine hanno da insegnare, non solo per la nostra vita personale, ma anche per la vita di tutta la società.

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