Cronache

"Chi è amato non sceglie l'eutanasia"

Il Papa contro la «tendenza alla legalizzazione» della dolce morte

"Chi è amato non sceglie l'eutanasia"

Roma «Stiamo vivendo quasi universalmente una forte tendenza alla legalizzazione dell'eutanasia. Sappiamo che quando viene fatto un accompagnamento umano sereno e partecipativo, il paziente cronico grave o il paziente malato terminale percepisce questa sollecitudine». Appello di Papa Francesco alla tutela della vita fino al suo termine naturale. Bergoglio è intervenuto sul tema incontrando i 70 partecipanti al seminario sull'Etica nella gestione della Salute in udienza in Vaticano.

Per Francesco, «anche in queste dure circostanze, se la persona si sente amata, rispettata, accettata, l'ombra negativa dell'eutanasia scompare o diventa quasi inesistente, perché il valore del suo essere si misura dalla sua capacità di dare e ricevere amore, non dalla sua produttività».

«Curare i malati - ha aggiunto Francesco - non è semplicemente l'asettica applicazione di farmaci o terapie appropriate. Il verbo latino curare significa: attendere, preoccuparsi, prendersi cura fratello. Mettersi nelle mani di una persona, specialmente quando la vita è in gioco - ha concluso il Papa - è molto difficile; tuttavia il rapporto con il medico o l'infermiere è sempre stato basato sulla lealtà. Oggi, a causa della burocratizzazione e della complessità dei sistemi sanitari, corriamo il rischio che i termini del contratto siano quelli che stabiliscono quella relazione tra il paziente e l'operatore sanitario, rompendo quella fiducia. Dobbiamo continuare a lottare per mantenere intatto questo legame di profonda umanità, nessuna istituzione sanitaria può sostituire da sola il cuore o la compassione umana».

Il Papa ha poi indicato tre parole - miracolo, cura, fiducia - per agire all'interno del complesso ambito della salute che, in particolare in America Latina, risente dello «scoraggiamento» provocato dalla crisi economica che ostacola «lo sviluppo della scienza medica e l'accesso alle terapie e ai farmaci più appropriati».

Ieri il Papa ha ricevuto anche i sacerdoti di Créteil, in Francia, affrontando le ferite che sta vivendo la chiesa. «La barca della Chiesa è investita da venti contrari e violenti, a causa delle gravi colpe commesse da alcuni dei suoi membri. Noi sappiamo che, rispondendo alla chiamata del Signore, non siamo stati consacrati per essere dei supereroi.

Siamo stati inviati con la consapevolezza di essere uomini perdonati, per diventare pastori alla maniera di Gesù, ferito, morto e risorto».

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