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Chi tocca il lavoro, finisce nei guai

Taddei sotto scorta dopo le minacce: "Clima difficile". E ricorda Marco Biagi: "In questa città ci sono brutte memorie"

Chi tocca il lavoro, finisce nei guai

Filippo Taddei, professore universitario nella città che fu di Marco Biagi, è finito sotto la protezione della polizia. A deciderlo è stato il Viminale stesso dopo che, nelle settimane scorse, al responsabile economico del Pd, che insieme a Matteo Renzi più ha lavorato al Jobs Act, sono arrivate minacce, sia via web sia con biglietti trovati vicino alla sua casa di Bologna. Ci sarebbero state anche delle "scampanellate" al citofono di casa. "In questa città ci sono brutte memorie e c'è un livello di attenzione particolarmente alto", prova a sminuire Taddei riferendosi a Bologna e al delitto Biagi. "I tempi sono diversi - continua in una intervista a Qn - il Paese è più maturo per affrontare una discussione su un tema sensibile".

La piazza torna a far paura. L'estremismo rosso, pure. Ieri, tra le strade di Roma, i manifestanti scandivano, con inaudita violenza, slogan del tipo "Renzi ti faremo male". Quando tocchi il lavoro, si sa, gli animi si scaldano troppo. E l'allerta sale, anche per evitare certi tragici errori commessi in passato. Quella affidata a Taddei non è una scorta vera e propria, ma una tutela (meno invasiva di una scorta tradizionale) per proteggere lui e la sua famiglia dopo le minacce. "C’è stato un lavoro investigativo e poi la Digos di Bologna ha fatto una raccomandazione, non a me, alla prefettura - spiega l'esponente piddì - hanno valutato che era una buona idea la tutela. Secondo me è puramente precauzionale". Taddei, 38enne bolognese, è sposato con tre figli e insegna alla Johns Hopkins University di Bologna. Da alcune settimane la procura di Bologna ha aperto un fascicolo d’indagine sulle minacce. L’inchiesta, a quanto appreso, è a carico di ignoti.

Taddei, che al congresso aveva sostenuto la candidatura di Pippo Civati e che poi è entrato nella segreteria di Renzi per occuparsi dei temi economici, è stato uno degli esponenti del Pd maggiormente coinvolti nel dibattito sulla riforma del mercato del lavoro. Ma alle accuse mosse dalle mobilitazioni di piazza allo staff del premier, Taddei replica senza farsi alcun problema: "Basterebbe rispettarci. Non mi possono dire che il mio obiettivo è ridurre i diritti dei lavoratori, possono dirci che sbagliamo, ma non che c’è un dolo". In realtà le minacce a Taddei sono l'ennesima aggresione (verbale) al governo Renzi, reo di aver rimesso in discussione il mercato del lavoro e, in particolar modo, l'articolo 18. Negli ultimi giorni, coi sindacati che infuocano le piazze, un clima di forte tensione richiama tristi episodi del passato. E in molti, nelle dichiarazioni di solidarietà a Taddei rilasciate ieri sera, non ha potuto non fare riferimenti all'uccisione di Biagi assassinato, quando si trovava al governo, dalle Br in un agguato sotto casa, a Bologna.

Era il 19 marzo 2002.

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